Renzi fa autocritica, ammette di aver avuto torto a personalizzare il referendum. Giannelli spera che lui Merkel e Hollande prendano il volto da Ventotene e diventino statisti europei. Erdogan accusa Daesh per l'attentato contro i curdi

Renzi corregge Renzi. “Referendum, comunque vada si voterà nel 2018”, è infatti il titolo oggi del Corriere della Sera. Ma era stato proprio lui, il premier, a minacciare le dimissioni del governo, non solo anche la sua rinuncia a far politica, le déluge, come avrebbe detto Luigi XV, e naturalmente il voto anticipato, magari con la legge di stabilità in alto mare, se quei gaglioffi di italiani non avessero votato Sì alle riforme Boschi-Renzi. Ora Renzi dice: Non è un voto su di me…ho sbagliato a personalizzare il referendum…non può essere Renzi contro tutti…per colpa mia che ho sbagliato è diventato una sorta di dibattito internazionale su tutto”. Lo dice alla Versiliana, intervistato dal conduttore che probabilmente preferisce, Paolo Del Debbio: ho sentito io stesso Renzi che ne tesseva lodi sperticate, portare a esempio -in una assemblea Pd -il “raffinato” populismo di questo giornalista berlusconiano.
Fatta l’autocritica, il premier ritrova le consuete bugie: sulla scheda referendaria “il quesito spiega che si tagliano i parlamentari, si riducono i costi della politica, che si semplificano i poteri delle Regioni, che si supera il ping pong Camera-Senato, che si abbassa lo stipendio dei consiglieri regionali, che si cancella il Cnel…i parlamentari che sostengono il no stanno difendendo le loro poltrone, i loro rimborsi”. Falso! Chi si è opposto alla Boschi- Renzi chiedeva di tagliare più drasticamente il numero dei parlamentari: solo 150 senatori e 350 deputati anziché 630 deputati e 100 consiglieri senatori”. Falso pure che il parlamento non volesse superare il biporalismo: persino l’abolizione, nuda e cruda, del Senato avrebbe trovato una maggioranza bipartisan di consensi. La riforma che il governo ha imposto è altra cosa: mantiene un Senato esangue, lo chiama “camera delle autonomie”, per nascondere la vera intenzione, che è quella di togliere poteri alle autonomie, di centralizzare lo stato nelle mani del governo. Un governo a misura del suoi premier, eletto direttamente con “la legge elettorale perfetta”, con l’Italicum. Questa cosa è la riforma Boschi- Renzi su cui saremo chiamati a votare. Renzi cerca, come può, di nascondere la realtà dei fatti e cioè che neppure lui vuole più l’Italicum (il ballottaggio favorirebbe De Maio), che il vero problema della democrazia italiana sta nell’incapacità di governare e non negli eccessivi controlli parlamentari. Come dimostrano gli errori che ormai vengono imputati a Renzi dai suoi stessi sostenitori: dagli 80 euro a Banca Etruria, dagli incentivi a pioggia agli imprenditori alla abolizione dell’Imu, alle mance elettorali, alla riforma  della scuola.
Hollande, Merkel, Renzi prendono il volo. Prendono il volo, secondo Giannelli, dalla portaerei Garibaldi, ormeggiata al largo di Ventotene, novelli Spinelli, Rossi, Colorno. Repubblica titola: “L’Europa post Brexit è da rifondare”. Ezio Mauro scrive delle “Crisi riunite a Ventotene”. Le tre crisi, i tre populismi al governo in Francia, in Germania e in Italia di cui anch’io parlavo ieri nel caffè. Possono quei tre cambiare il verso delle loro (fallimentari) politiche e ritrovare uno slancio europeo? È credibile che il nostro primo ministro, mai eletto per svolgere tale ruolo e già potenzialmente sconfitto, metta le ali e si trasformi in uno statista europeo. Talvolta i sogni si avverano. Renzi è intelligente quanto basta per vedere gli errori commessi, ma dubito che abbia il carattere per cambiare rotta, deludendo chi fin qui l’ha seguito e cercando il dialogo con altri che fino a ieri disprezzava.
È stato Daesh, un kamikaze ragazzino, di 12-14 anni, dice Erdogan dopo i 50 morti a Gaziantep. Sicuramente gli obiettivi dell’attentato erano curdi, nemici del presunto califfo ma anche dell’aspirante sultano. Ho trovato leggendo oggi l’articolo di Bernardo Valli, una speranza nascosta -perchè, lo capisco, non facile da confessare- e cioè che questo nuovo attentato dimostri che i giochi non si sono chiusi in Turchia, che il (contro) colpo di stato non ha ancora completamente vinto. Che si vive sospesi, in una situazione di attesa. Attesa carica di ansia, per le stragi dei curdi, per l’assassinio (e la tortura) di una nota transessuale – e i gay sono andati in piazza per onorarne la memoria- per i licenziamenti innumerevoli di funzionari e gli arresti di decine di migliaia di persone. Ma attesa; e speranza.