Oltre 5mila docenti spediti per errore in regioni diverse dalla propria. L'algoritmo del Miur al centro delle polemiche. "Prendere o lasciare" si sentono dire i docenti alle prese con le conciliazioni. Ritardi anche sulle regole per il bonus

“Che fa concilia?”. Non è un vigile urbano stile Alberto Sordi a porre la celebre domanda, ma è il Miur, sissignori, il Ministero della pubblica istruzione attraverso i suoi uffici scolastici regionali. Perché ai tempi della buona scuola alias legge 107, accade anche questo.

La conciliazione. Cioè una sorta di contrattazione – personale – tra singolo docente e amministrazione. Solo che il docente in questione è vittima di un errore causato dal famoso algoritmo che, oltre ad aver deciso la sorte delle assunzioni di tanti precari la scorsa estate, quest’anno pare proprio che abbia combinato un pasticcio, stando al numero di conciliazioni fioccate nei giorni concitati delle domande di trasferimento. Il cervellone del Miur ha spedito addirittura in regioni lontane dalla propria insegnanti della scuola primaria e della secondaria di primo grado, dopo essere stati scavalcati nella loro sede prescelta da insegnanti con un punteggio  più basso del loro. Come è accaduto per esempio alla professoressa che qualche giorno fa ha scritto al Tirreno. E’ una docente di musica della scuola media inviata da Prato a Venezia mentre nella sua provincia sono arrivati docenti con un punteggio inferiore al suo. Altro che deportazioni, esodi di massa, gonfiati dai media, qui si è trattato di un vero e proprio errore, dice l’insegnante.

Sull’algoritmo del Miur si mantiene il segreto più totale nonostante le proteste e le denunce di esponenti politici M5s in commissione Cultura di Camera e Senato che hanno chiesto più trasparenza “rispetto al lavoro e alla vita di persone che sono dipendenti del pubblico”. Stesse critiche anche da Giuseppe Civati e Beatrice Brignone di Possibile. Secondo i sindacati sono circa 5mila gli insegnanti “spostati” con evidente errore che hanno fatto richiesta di conciliazione. Il Miur per ora ha accolto 2600 ricorsi, prova che insomma qualcosa che non andava c’era, eccome.

Oggi, 1 settembre è il giorno in cui i docenti prendono servizio nella scuola assegnata. Ma si andrà un po’ per le lunghe, visti i problemi di conciliazione. Entro il 3 settembre,  gli uffici scolastici regionali, dovranno risolvere un problema che ha causato rabbia ma anche tanto senso di ingiustizia. ”Cercano di farci accettare la sede sbagliata, in qualche modo, ci scoraggiano ad andare avanti”, dice una docente di Firenze. “Continuano a dire che si deve accettare la sede assegnata, ma non è giusto, io farò ricorso al giudice del lavoro. Questa è una terra di non diritto”.

Prendere o lasciare: così si potrebbe riassumere il contenuto, più che di incontri ponderati tra persone, di asettiche mail. Dimenticando che si sta decidendo del lavoro ma anche della vita di persone che devono tagliare i ponti con città, amici e spesso familiari.
Il risultato di questa ennesima prova di inefficacia della macchina organizzativa della Buona scuola è, oltre che un altro schiaffo alla dignità dell’insegnante, anche una pesante zavorra rispetto al regolare inizio dell’anno scolastico. Infatti saranno molto probabili cambi di insegnanti in classe e didattica sconvolta.

Critico anche Domenico Pantaleo segretario Flc Cgil che pure aveva tentato insieme a Cisl, Uil e Snals qualche mese fa un accordo con il Miur proprio sul piano mobilità. Piano fallito miseramente, visto che sulla chiamata diretta il ministro Giannini non ha fatto alcune concessione. “Si è consumata l’ennesima ingiustizia ai danni di una parte consistente di docenti coinvolti nella mobilità. Il disagio creato a migliaia di lavoratori – dice adesso il sindacalista – che hanno dovuto lasciare la propria regione, con retribuzioni bassissime, è stato ignorato dal Governo nonostante che in molti casi era possibile trovare soluzioni che nel rispetto delle regole evitassero esodi di docenti”.
“Il nuovo anno scolastico comincia nel peggiore dei modi”, scrive la Cgil. Che insieme a Cisl, Uil e Snals ha fatto ricorso al Tar del Lazio proprio sulla chiamata diretta dei presidi, uno dei punti chiave della legge 107.

Ultima chicca in ordine di tempo: la cosiddetta rendicontazione per ottenere il bonus (ottima iniziativa)  di 500 euro previsto per la formazione dei docenti. Ebbene, la scadenza era il 31 agosto. Il Miur presenta le regole secondo le quali effettuare le rendicontazione (scontrini, ricevute ecc.) soltanto il 29 agosto. Quando cioè tutte le segreterie scolastiche avevano già finito il lavoro, con ogni istituto che si era fatto le “regole” per conto proprio, vista l’assenza delle disposizioni centrali.  Tutto da rifare, ora le regole ci sono e il termine ultimo è il 15 ottobre. Se questo non è un segno di inefficienza  cos’è?

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.