Cercando di tenere il punto: l'assessora Muraro della giunta Raggi è stata iscritta nel registro degli indagati il 21 aprile di quest'anno nell'ambito di un'inchiesta sui rifiuti romani e ne sarebbe venuta a conoscenza il 18 luglio; il giorno successivo avrebbe avvisato la sindaca Virginia Raggi. Di per sé, scritta così, è la storia di accertamenti giuridici su personaggi politici come accade ogni giorno in ogni parte d'Italia. Chi fa sbaglia, dicevano i nonni. Ma non è questo che ci interessa, ora. La Muraro da settimane continua a negare di essere indagata. Anzi, ieri, audita in commissione Ecomafie, ha dichiarato di avere risposto alla domanda dei giornalisti che le chiedevano se avesse ricevuto un avviso di garanzia ha rilasciando una dichiarazione da pelle d'oca:
«I giornalisti mi chiedono: hai avuto un avviso di garanzia? questo è quello che mi chiedono. A una domanda così cosa posso rispondere? No, non ho ricevuto un avviso di garanzia. Essere indagato o ricevere un avviso di garanzia sono due cose molto diverse».
"Ci pisciano in testa ma dicono che piove", scriveva Travaglio qualche anno fa. Ecco, la metafora funziona perfettamente. Solo che qui non siamo di fronte a consumati attori della politica che navigano in acque agitate dai tempi della prima repubblica: qui siamo al cospetto di chi s'è dichiarato "il nuovo" e ha ripetuto mille volte che l'onestà è il prerequisito essenziale per amministrare. È disonesta la Muraro quando si arrampica su un gioco retorico per tentare di giustificare una bugia? Forse formalmente no ma riesce comunque a fare di peggio: è sleale. Consapevolmente artificiosa nel parlare e nell'agire per modificare la proiezione dei fatti a proprio vantaggio. Anche la sindaca Raggi dichiara di avere "prontamente informato i superiori" (frase che tra l'altro suona piuttosto sinistra per un amministratore che dovrebbe rispondere ai cittadini): i suoi superiori però la smentiscono dicendo di non averne saputo nulla. La Raggi mente? Non conta: di certo la sindaca aggira la domanda. Slealmente. Ancora un volta. E l'inciampo duraturo sfocia nell'agonia. Buon martedì. (Ah, a Milano il segretario generale del comune Antonella Petrocelli, nominata pomposamente dal sindaco Beppe Sala, s'è dimessa dopo soli cinque giorni per essere stata rinviata a giudizio per turbativa d'asta. Se non l'avete letto, tranquilli, non siete stati distratti voi: è lo stato di salute dell'intossicazione giornalistica)

Cercando di tenere il punto: l’assessora Muraro della giunta Raggi è stata iscritta nel registro degli indagati il 21 aprile di quest’anno nell’ambito di un’inchiesta sui rifiuti romani e ne sarebbe venuta a conoscenza il 18 luglio; il giorno successivo avrebbe avvisato la sindaca Virginia Raggi.

Di per sé, scritta così, è la storia di accertamenti giuridici su personaggi politici come accade ogni giorno in ogni parte d’Italia. Chi fa sbaglia, dicevano i nonni. Ma non è questo che ci interessa, ora. La Muraro da settimane continua a negare di essere indagata. Anzi, ieri, audita in commissione Ecomafie, ha dichiarato di avere risposto alla domanda dei giornalisti che le chiedevano se avesse ricevuto un avviso di garanzia ha rilasciando una dichiarazione da pelle d’oca:

«I giornalisti mi chiedono: hai avuto un avviso di garanzia? questo è quello che mi chiedono. A una domanda così cosa posso rispondere? No, non ho ricevuto un avviso di garanzia. Essere indagato o ricevere un avviso di garanzia sono due cose molto diverse».

“Ci pisciano in testa ma dicono che piove”, scriveva Travaglio qualche anno fa. Ecco, la metafora funziona perfettamente. Solo che qui non siamo di fronte a consumati attori della politica che navigano in acque agitate dai tempi della prima repubblica: qui siamo al cospetto di chi s’è dichiarato “il nuovo” e ha ripetuto mille volte che l’onestà è il prerequisito essenziale per amministrare.

È disonesta la Muraro quando si arrampica su un gioco retorico per tentare di giustificare una bugia? Forse formalmente no ma riesce comunque a fare di peggio: è sleale. Consapevolmente artificiosa nel parlare e nell’agire per modificare la proiezione dei fatti a proprio vantaggio.

Anche la sindaca Raggi dichiara di avere “prontamente informato i superiori” (frase che tra l’altro suona piuttosto sinistra per un amministratore che dovrebbe rispondere ai cittadini): i suoi superiori però la smentiscono dicendo di non averne saputo nulla. La Raggi mente? Non conta: di certo la sindaca aggira la domanda. Slealmente. Ancora un volta.

E l’inciampo duraturo sfocia nell’agonia.

Buon martedì.

(Ah, a Milano il segretario generale del comune Antonella Petrocelli, nominata pomposamente dal sindaco Beppe Sala, s’è dimessa dopo soli cinque giorni per essere stata rinviata a giudizio per turbativa d’asta. Se non l’avete letto, tranquilli, non siete stati distratti voi: è lo stato di salute dell’intossicazione giornalistica)

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.