Il caos regna in molti istituti. Molte cattedre sono senza insegnanti. E i vincitori del concorso non hanno i posti. Sui trasferimenti è ancora bufera per l'algoritmo del Miur accusato di errori

«Stamattina milioni di studenti celebrano il rito del primo giorno di scuola. Con quel carico di aspettative e anche di preoccupazioni che il ritorno tra i banchi porta con sé. Ai nostri ragazzi, alle loro famiglie, agli insegnanti e a tutto il personale della scuola faccio i miei migliori auguri». Il ministro Stefania Giannini “celebra” così su Fb “il rito” del primo giorno di scuola.

Ma più che un rito, che stando al senso del parola significherebbe qualcosa di “sacro”, sempre uguale alla tradizione, immodificabile, il primo giorno di scuola dell’anno scolastico 2016-2017 lo potremmo definire una “partenza da brividi”. Altro che rito. A scuola, dopo un anno di legge 107, si entra con il fato sospeso. E meno male che il ministro accenna a quel “carico di aspettative e preoccupazioni” che il ritorno a scuola porta con sé…

Quest’anno infatti, nonostante la mega assunzione in ruolo di 120mila insegnanti pescati dalle graduatorie a esaurimento, il caos regna in molti istituti scolastici. È questo lo scenario che si troveranno di fronte circa 8 milioni di studenti (939mila quelli delle paritarie). Ci sono, è vero, insegnanti in più, ad alimentare quel comparto del “potenziamento” che sembra un po’ la panacea di tutti i mali. Ma sono stati “immessi” un po’ a pioggia e molte cattedre rimangono scoperte. Saranno quindi di nuovo chiamati i supplenti, che non scompaiono affatto nonostante i discorsi trionfanti di Viale Trastevere. Con il rischio quindi che le lezioni effettive partiranno non da subito, ma tra qualche mese. Secondo la Cisl i “buchi” di cattedre si aggirano tra il 20% e il 40%, per la Cgil sono 40mila gli insegnanti in bilico.

E poi ci sarà da capire come andrà la faccenda dei trasferimenti, decisi sotto il sole di agosto e, sembra ormai chiaro, sconvolti da un algoritmo “folle” che ha spedito docenti (soprattutto della primaria) lontani dalle loro sedi a vantaggio di altri colleghi con un minor punteggio. Si parla di 5mila conciliazioni, ma il numero degli errori è molto più numeroso e probabilmente saranno i tribunali ad affrontare la patata bollente. A questo proposito oggi Rino Di Meglio di Gilda informa che il 15 settembre il Miur finalmente concederà la possibilità di acquisire «la famigerata formula matematica che ha deciso le sorti di migliaia e migliaia di docenti generando numerosi errori in parte ammessi dallo stesso Miur che ha avviato una serie di dubbie conciliazioni» dice il coordinatore di Gilda.

Non solo. Anche il concorsone bandito quest’anno ha lasciato uno strascico infinito di polemiche. Innanzitutto per le modalità con cui è stato fatto, come ha spiegato questa mattina a Radio Tre su Tutta la città ne parla Sergio Govi di Tuttoscuola. «Troppo poco tempo per rispondere alle domande aperte, solo 17 minuti per quesito. Così sembra che i professori siano dei somari, ma non è vero». In pratica, la percentuale dei “bocciati” è del 50% per cento. Cosa mai vista, anche perché si tratta non di pivellini alla prima prova, ma di docenti con alle spalle l’abilitazione ottenuta già con tutti i crismi statali (Tfa, Ssis, Pas). Ma non è finita qui. Per molti vincitori non ci sono i posti. Lo spiega molto bene Tuttoscuola che scrive che il «tasso di copertura dei 63.712 posti messi a concorso è del 12%». «Il Ministero dell’istruzione ha bandito i posti per quelle discipline, ma non ha previsto i relativi posti nel decreto n. 669 del 7 settembre 2016 per le nomine in ruolo per l’a.s. 2016-17», si legge su Tuttoscuola.
Oggi la campanella è suonata in otto regioni, nei prossimi giorni nel resto d’Italia. Ma di sicuro non sarà un “rito”, piuttosto una ennesima sfida per docenti e studenti alle prese con gli effetti di una legge “fortissimamente voluta” dal governo i cui lati deboli si manifestano sempre di più.

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.