Avrebbero dovuto essere il fiore della sinistra che doveva cambiare il Paese: l'onda arancione, ci dicevano, sarebbe stata la marea positiva che si sarebbe portata via il vecchio e avrebbe concimato il nuovo. Dico, ma ve la ricordate la speranza su Zedda, Pisapia, Doria e De Magistris (quest'ultimo, tra l'altro sempre sbertucciato dagli altri in nome di una diversità antropologica che forse con il senno di poi non è mica tanto sbagliata). Arancione vivo che poi negli anni è diventato rosso stinto. Andiamo con ordine: ieri Giuliano Pisapia rilascia un'intervista in cui ci dice di non avere ancora deciso cosa votare al referendum sulla riforma costituzionale. Un'intervista che segna una svolta nella comunicazione politica: la dichiarazione di cosa non si pensa spiattellata su un quotidiano nazionale. Pisapia, insomma, ci insegna cosa NON è vero. E si accoda a Bersani (che si sta lasciando andare a riti vodoo in attesa di decidere cosa deve decidere), a Speranza (che dice che oggi voterebbe no ma chissà come si sveglierebbe domani) e poi agli altri non pervenuti come Zedda e Doria. Stupisce? No, per niente. Per caso qualcuno ha avuto modo di sapere cosa ne pensino gli "arancioni" di jobs act, buona scuola e tutte le ultime riforme? Dati non disponibili, come nelle stazioni meteo più sperdute che sembra non interessino a nessuno. Quelli che dovevano essere rivoluzionari nel tempo sono diventati perfetti democristiani di sinistra. O democristiani sinistri, forse. Hanno imparato in fretta la lezione della politica moderna: non prendere posizione è il prerequisito obbligatorio per riuscire ad autopreservarsi. E se è vero che questo atteggiamento ce lo aspetteremmo (e ce lo aspettiamo) tra i moderati al governo rimane la delusione per questi che avevano in mano un capitale politico che in fondo appartiene a molti. Che peccato sentire balbettare lì dove avrebbe dovuto accendersi la miccia. Chi l'avrebbe detto che avremmo visto Pisapia a braccetto con la Boschi (e Verdini sullo sfondo)? Più d'uno l'avrebbe detto. A pensarci bene. Buon lunedì.

Avrebbero dovuto essere il fiore della sinistra che doveva cambiare il Paese: l’onda arancione, ci dicevano, sarebbe stata la marea positiva che si sarebbe portata via il vecchio e avrebbe concimato il nuovo. Dico, ma ve la ricordate la speranza su Zedda, Pisapia, Doria e De Magistris (quest’ultimo, tra l’altro sempre sbertucciato dagli altri in nome di una diversità antropologica che forse con il senno di poi non è mica tanto sbagliata). Arancione vivo che poi negli anni è diventato rosso stinto.

Andiamo con ordine: ieri Giuliano Pisapia rilascia un’intervista in cui ci dice di non avere ancora deciso cosa votare al referendum sulla riforma costituzionale. Un’intervista che segna una svolta nella comunicazione politica: la dichiarazione di cosa non si pensa spiattellata su un quotidiano nazionale. Pisapia, insomma, ci insegna cosa NON è vero. E si accoda a Bersani (che si sta lasciando andare a riti vodoo in attesa di decidere cosa deve decidere), a Speranza (che dice che oggi voterebbe no ma chissà come si sveglierebbe domani) e poi agli altri non pervenuti come Zedda e Doria.

Stupisce? No, per niente. Per caso qualcuno ha avuto modo di sapere cosa ne pensino gli “arancioni” di jobs act, buona scuola e tutte le ultime riforme? Dati non disponibili, come nelle stazioni meteo più sperdute che sembra non interessino a nessuno.

Quelli che dovevano essere rivoluzionari nel tempo sono diventati perfetti democristiani di sinistra. O democristiani sinistri, forse. Hanno imparato in fretta la lezione della politica moderna: non prendere posizione è il prerequisito obbligatorio per riuscire ad autopreservarsi. E se è vero che questo atteggiamento ce lo aspetteremmo (e ce lo aspettiamo) tra i moderati al governo rimane la delusione per questi che avevano in mano un capitale politico che in fondo appartiene a molti.

Che peccato sentire balbettare lì dove avrebbe dovuto accendersi la miccia. Chi l’avrebbe detto che avremmo visto Pisapia a braccetto con la Boschi (e Verdini sullo sfondo)? Più d’uno l’avrebbe detto. A pensarci bene.

Buon lunedì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.