«Le lesioni riportate da Stefano Cucchi dopo il 15 ottobre 2009 non possono essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente anche in modo non esclusivo, con l'evento morte». Ma Cucchi potrebbe essere morto per epilessia oppure per le conseguenza della «recente frattura traumatica di S4 (una vertebra sacrale, ndr) associata a lesione delle radici posteriori del nervo sacrale».
«Ci sarà un processo per omicidio», commenta subito Ilaria, la sorella della vittima di fronte alle conclusioni ambigue del collegio peritale nominato dal gip dell'inchiesta bis che coinvolge i carabinieri che la sera dell'arresto ebbero in consegna Stefano Cucchi. A capo del collegio, il professor Introna del Policlinico di Bari, considerato dai familiari vicino politicamente a quel La Russa che, da ministro degli Interni di Berlusconi, si spicciò ad "assolvere" i carabinieri. «Queste sono le conclusioni della Perizia Introna - scrive IlariaCucchi sul profilo fb - il perito Introna tenta di scrivere la sentenza finale del processo per i responsabili del violentissimo pestaggio a mio fratello. Riconosce "bontà sua" la frattura di L3 da noi per sette anni sostenuta e riconosciuta dai PM, poi alza una cortina di fumo dicendo che è impossibile determinare con certezza una causa di morte di Stefano. Il collegio peritale poi si avventura a formulare due ipotesi di morte. La prima, per epilessia, che se in un primo momento viene ritenuta forse più probabile, nelle conclusioni la definisce "priva di riscontri oggettivi"». «La seconda, dopo aver riconosciuto tutte le evidenze cliniche da sempre dai nostri medici legali evidenziate, riconosce il ruolo del globo vescicale come causa di morte in conseguenza delle fratture. A pagina 195 descrive compiutamente «un'intensa stimolazione vagale produce brachicardia giunzionale», che ovviamente è conseguenza delle fratture, e poi della morte. Il perito Introna infatti poi fa il giurista e dice in buona sostanza che coloro che lo hanno violentemente pestato rompendogli la schiena in più punti non sono responsabili della sua morte per il fatto che il terribile globo vescicale che ha fermato il suo cuore non si sarebbe formato se non ci fosse stata la responsabilità degli infermieri. È questa la causa di morte da noi sempre sostenuta in questi anni, che a differenza dell'epilessia ha elementi oggettivi e riscontrati dagli stessi periti. Raffreddo gli entusiasmi di coloro che si fanno forza di una presunta morte per epilessia facendo notare che i periti non sono nemmeno d'accordo con loro stessi sull'effettiva assunzione della terapia anti epilettica da parte di Stefano, che sarebbe l'elemento centrale per arrivare, a dir loro, a quella causa di morte. Infatti, mentre a pagina 196 della perizia sostengono che "non è verosimile che Cucchi abbia assunto una terapia anti epilettica"', a pagina 186 invece avevano scritto che aveva preso le medicine. Faccio comunque notare che non è il giurista Introna a definire il nesso causale ma saranno i magistrati della procura ed i giudici». «È evidente che se Stefano fosse morto di epilessia, come ipotizzato nella perizia, secondo quanto dicono gli stessi periti ciò sarebbe stato possibile in funzione delle condizioni fortemente debilitate dalla sua magrezza e dalle lesioni subite nel pestaggio - continua Ilaria - gli unici dati oggettivi scientifici che la perizia riconosce sono: il riconoscimento della duplice frattura della colonna e del globo vescicale che ha fermato il cuore. Con una perizia così ora sappiamo che finalmente abbiamo ottime possibilità di vedere processati gli indagati per omicidio preterintenzionale. Con buona pace dei medici e degli infermieri che vengono continuamente assolti». Il geometra romano morì il 22 ottobre del 2009 una settimana dopo il suo arresto per droga seguito da un calvario tra guardine di carabinieri, Regina Coeli, i sotterranei di Piazzale Clodio e il repartino penitenziario di Regina Coeli. La morte di Stefano Cucchi avvenne, secondo la perizia «in maniera improvvisa e inaspettata a causa dell'epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici». Al collegio peritale che ha formulato questa ipotesi fu affidato l'incarico di accertare attraverso l'esame tecnico-scientifico la natura, l'entità e l'effettiva portata delle lesioni patite da Stefano Cucchi perchè dotata di maggiore forza e attendibilità. In un documento di 250 pagine i periti hanno raccolto quanto emerso dalla loro indagine. I dati raccolti non consentirebbero di formulare con certezza quali siano le cause della morte, ma due sarebbero le ipotesi da prendere in considerazione: una con riferimento all'epilessia e l'altra alla frattura della vertebra sacrale. Più attendibile, in ogni caso, come causa della morte è quella rappresentata da un decesso improvviso d inaspettato per epilessia, secondo gli esperti, che, in altro punto, poi sottolineano: «Le lesioni riportate da Stefano Cucchi dopo il 15 ottobre 2009 non possono essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente anche in modo non esclusivo, con l'evento morte». Scrivono ancora i periti nel documento: «La tossicodipendenza di vecchia data può aver svolto un ruolo causale favorente per le interferenze con gli stessi farmaci antiepilettici alterandone l'efficacia e abbassando la soglia epilettogena. Analogamente concausa favorente può essere considerata la condizione di severa inanizione sofferta da Cucchi». La seconda ipotesi «è correlata con la recente frattura traumatica di S4 associata a lesione delle radici posteriori del nervo sacrale». Entrambe le ipotesi sarebbero, secondo i periti, «possibili ma la prima a nostro avviso è dotata di maggior forza ed attendibilità nei confronti della seconda». L'indagine bis vede iscritti nel registro degli indagati cinque carabinieri di Roma si tratta di Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro, Francesco Tedesco (è stato ipotizzato per loro il reato di lesioni personali aggravate da pubblica autorità), nonché Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini, indagati invece per falsa testimonianza e Nicolardi anche per false informazioni al pm.

«Le lesioni riportate da Stefano Cucchi dopo il 15 ottobre 2009 non possono essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente anche in modo non esclusivo, con l’evento morte». Ma Cucchi potrebbe essere morto per epilessia oppure per le conseguenza della «recente frattura traumatica di S4 (una vertebra sacrale, ndr) associata a lesione delle radici posteriori del nervo sacrale».

«Ci sarà un processo per omicidio», commenta subito Ilaria, la sorella della vittima di fronte alle conclusioni ambigue del collegio peritale nominato dal gip dell’inchiesta bis che coinvolge i carabinieri che la sera dell’arresto ebbero in consegna Stefano Cucchi. A capo del collegio, il professor Introna del Policlinico di Bari, considerato dai familiari vicino politicamente a quel La Russa che, da ministro degli Interni di Berlusconi, si spicciò ad “assolvere” i carabinieri. «Queste sono le conclusioni della Perizia Introna – scrive IlariaCucchi sul profilo fb – il perito Introna tenta di scrivere la sentenza finale del processo per i responsabili del violentissimo pestaggio a mio fratello.

Riconosce “bontà sua” la frattura di L3 da noi per sette anni sostenuta e riconosciuta dai PM, poi alza una cortina di fumo dicendo che è impossibile determinare con certezza una causa di morte di Stefano. Il collegio peritale poi si avventura a formulare due ipotesi di morte. La prima, per epilessia, che se in un primo momento viene ritenuta forse più probabile, nelle conclusioni la definisce “priva di riscontri oggettivi”». «La seconda, dopo aver riconosciuto tutte le evidenze cliniche da sempre dai nostri medici legali evidenziate, riconosce il ruolo del globo vescicale come causa di morte in conseguenza delle fratture.

A pagina 195 descrive compiutamente «un’intensa stimolazione vagale produce brachicardia giunzionale», che ovviamente è conseguenza delle fratture, e poi della morte. Il perito Introna infatti poi fa il giurista e dice in buona sostanza che coloro che lo hanno violentemente pestato rompendogli la schiena in più punti non sono responsabili della sua morte per il fatto che il terribile globo vescicale che ha fermato il suo cuore non si sarebbe formato se non ci fosse stata la responsabilità degli infermieri. È questa la causa di morte da noi sempre sostenuta in questi anni, che a differenza dell’epilessia ha elementi oggettivi e riscontrati dagli stessi periti. Raffreddo gli entusiasmi di coloro che si fanno forza di una presunta morte per epilessia facendo notare che i periti non sono nemmeno d’accordo con loro stessi sull’effettiva assunzione della terapia anti epilettica da parte di Stefano, che sarebbe l’elemento centrale per arrivare, a dir loro, a quella causa di morte. Infatti, mentre a pagina 196 della perizia sostengono che “non è verosimile che Cucchi abbia assunto una terapia anti epilettica”‘, a pagina 186 invece avevano scritto che aveva preso le medicine. Faccio comunque notare che non è il giurista Introna a definire il nesso causale ma saranno i magistrati della procura ed i giudici». «È evidente che se Stefano fosse morto di epilessia, come ipotizzato nella perizia, secondo quanto dicono gli stessi periti ciò sarebbe stato possibile in funzione delle condizioni fortemente debilitate dalla sua magrezza e dalle lesioni subite nel pestaggio – continua Ilaria – gli unici dati oggettivi scientifici che la perizia riconosce sono: il riconoscimento della duplice frattura della colonna e del globo vescicale che ha fermato il cuore. Con una perizia così ora sappiamo che finalmente abbiamo ottime possibilità di vedere processati gli indagati per omicidio preterintenzionale. Con buona pace dei medici e degli infermieri che vengono continuamente assolti».

Il geometra romano morì il 22 ottobre del 2009 una settimana dopo il suo arresto per droga seguito da un calvario tra guardine di carabinieri, Regina Coeli, i sotterranei di Piazzale Clodio e il repartino penitenziario di Regina Coeli. La morte di Stefano Cucchi avvenne, secondo la perizia «in maniera improvvisa e inaspettata a causa dell’epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici». Al collegio peritale che ha formulato questa ipotesi fu affidato l’incarico di accertare attraverso l’esame tecnico-scientifico la natura, l’entità e l’effettiva portata delle lesioni patite da Stefano Cucchi perchè dotata di maggiore forza e attendibilità.

In un documento di 250 pagine i periti hanno raccolto quanto emerso dalla loro indagine. I dati raccolti non consentirebbero di formulare con certezza quali siano le cause della morte, ma due sarebbero le ipotesi da prendere in considerazione: una con riferimento all’epilessia e l’altra alla frattura della vertebra sacrale. Più attendibile, in ogni caso, come causa della morte è quella rappresentata da un decesso improvviso d inaspettato per epilessia, secondo gli esperti, che, in altro punto, poi sottolineano: «Le lesioni riportate da Stefano Cucchi dopo il 15 ottobre 2009 non possono essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente anche in modo non esclusivo, con l’evento morte». Scrivono ancora i periti nel documento: «La tossicodipendenza di vecchia data può aver svolto un ruolo causale favorente per le interferenze con gli stessi farmaci antiepilettici alterandone l’efficacia e abbassando la soglia epilettogena. Analogamente concausa favorente può essere considerata la condizione di severa inanizione sofferta da Cucchi».

La seconda ipotesi «è correlata con la recente frattura traumatica di S4 associata a lesione delle radici posteriori del nervo sacrale». Entrambe le ipotesi sarebbero, secondo i periti, «possibili ma la prima a nostro avviso è dotata di maggior forza ed attendibilità nei confronti della seconda».
L’indagine bis vede iscritti nel registro degli indagati cinque carabinieri di Roma si tratta di Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco (è stato ipotizzato per loro il reato di lesioni personali aggravate da pubblica autorità), nonché Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini, indagati invece per falsa testimonianza e Nicolardi anche per false informazioni al pm.