Anche la commissione Bilancio della Camera vuole vederci chiaro sui numeri del Def. L'ottimismo di Renzi spiazza anche i dem, che vogliono carte in più. E un giorno in più per capire la manovra

Le polemiche sul Def, dalle pagine dei giornali sono arrivate in commissione bilancio, alla Camera, dove il documento economico del governo ha iniziato il suo iter parlamentare. Licenziato da palazzo Chigi il 27 settembre, dopo le audizioni con il ministro dell’Economia, la commissione ha però rallentato il ritmo, con le opposizioni, da Forza Italia, a Sinistra Italiana e 5 stelle che hanno chiesto più carte, più numeri a sostegno dei dati del governo. Una richiesta simile a quella avanzata anche dal presidente della commissione Francesco Boccia, dem.

E così l’esame dell’aula slitta almeno di un giorno, da martedì prossimo a mercoledì. Serve un giorno in più alla commissione, dunque, che vuole alcune integrazioni del governo sulla nota di aggiornamento al Def. Note che permettano ai deputati, e poi ai senatori, di capire grazie a quali misure l’esecutivo ritiene di poter portare la crescita del Pil del 2017 all’1%. Una stima che i più hanno definito ottimistica. «Vedremo chi ha ragione», ha detto Renzi. Ma sul Def sarebbe meglio non fare scommesse. Secondo quanto è stato deciso nell’ufficio di presidenza della commissione Bilancio, infatti, l’esame del documento di economia e finanza non si concluderà «fino a quando il governo non abbia resi noti, sia alla commissione che all’ufficio parlamentare di bilancio, le misure dettagliate che saranno previste nel ddl di bilancio e l’impatto che tali misure potranno avere sul tasso di crescita».

Il problema è dunque stabilire il confine tra una manovra correttiva che punti deliberatamente a aumentare il deficit per finanziare investimenti o altre politiche, e una manovra giudicata invece semplicemente «furba». Perché il governo ha sì corretto al ribasso le stime largamente ottimistiche fatte all’inizio dell’anno, ma si è mantenuto comunque alto. Il governo ha abbassato le stime, infatti, dall’1,2% previsto ad aprile allo 0,8% per il 2016 e dall’1,4% all’1% per il 2017. Ma il Fondo Monetario Internazionale ha stimato invece uno 0,8% per il 2016 e uno 0,9 per il 2017. L’Ocse dice 0,8% all’anno, Confindustria, 0,8% e 0,7. E sono comunque dati più alti di quelli su cui scommettono le banche d’affari