L'accordo di Parigi sul clima è a un punto di svolta: dopo che l'Unione Europea, il Canada, il Nepal e l'India lo hanno ratificato è pronto per essere entrare in vigore il 4 novembre. Le ultime ratifiche implicano che 73 Paesi pari a quasi il 57% delle emissioni di gas serra a livello mondiale si sono impegnati nel processo (la soglia minima per l'entrata in vigore era di 55 Paesi che rappresentassero il 55% delle emissioni di gas serra). Come recita questo tweet del UN Climate Change Action, si tratta del trattato internazionale ratificato più velocemente che mai. Anche il presidente Usa Barack Obama ha celebrato la «giornata storica» e la celerità dell'entrata in vigore dell'accordo.  Per celebrare l'entrata in vigore dell'accordo sottoscritto a dicembre scorso nella capitale francese, segnaliamo questo bel video che riprende l'azione di Greenpeace a Parigi.   Pur ricordando che, come fa 350.org, il lavoro vero comincia adesso, per far rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti e implementarli (il governo britannico, ad esempio, ha dato via libera al fracking nel Paese proprio il giorno dopo la ratifica). Nel processo di ratifica l'Italia non è purtroppo tra i Paesi virtuosi, se è vero che il disegno di legge di ratifica, tardivamente approvato dal Consiglio dei ministri del 4 ottobre, non ha ancora iniziato l’iter alle Camere. Questo significa che il nostro Paese sarà escluso dagli appuntamenti internazionali in cui si decidono le questioni inerenti la procedura e l’attuazione del trattato. Infine, sarà bene ricordare che a novembre negli Stati Uniti si vota e che Donald Trump non crede al riscaldamento globale causato dall'uomo come una buona parte del suo elettorato. Qui sotto, l'immagine tratta da un rapporto del Pew Research Center ci indica come l'elettorato Usa sia diviso: i repubblicani conservatori credono che il surriscaldamento globale sia causa delle attività umane solo nel 15% dei casi. Un argomento in più, se ce ne fosse bisogno, per augurarsi che Trump non vinca.
Political groups are worlds apart in their beliefs about climate change
 

L’accordo di Parigi sul clima è a un punto di svolta: dopo che l’Unione Europea, il Canada, il Nepal e l’India lo hanno ratificato è pronto per essere entrare in vigore il 4 novembre. Le ultime ratifiche implicano che 73 Paesi pari a quasi il 57% delle emissioni di gas serra a livello mondiale si sono impegnati nel processo (la soglia minima per l’entrata in vigore era di 55 Paesi che rappresentassero il 55% delle emissioni di gas serra).

Come recita questo tweet del UN Climate Change Action, si tratta del trattato internazionale ratificato più velocemente che mai.

Anche il presidente Usa Barack Obama ha celebrato la «giornata storica» e la celerità dell’entrata in vigore dell’accordo. 

Per celebrare l’entrata in vigore dell’accordo sottoscritto a dicembre scorso nella capitale francese, segnaliamo questo bel video che riprende l’azione di Greenpeace a Parigi.

 

Pur ricordando che, come fa 350.org, il lavoro vero comincia adesso, per far rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti e implementarli (il governo britannico, ad esempio, ha dato via libera al fracking nel Paese proprio il giorno dopo la ratifica).

Nel processo di ratifica l’Italia non è purtroppo tra i Paesi virtuosi, se è vero che il disegno di legge di ratifica, tardivamente approvato dal Consiglio dei ministri del 4 ottobre, non ha ancora iniziato l’iter alle Camere. Questo significa che il nostro Paese sarà escluso dagli appuntamenti internazionali in cui si decidono le questioni inerenti la procedura e l’attuazione del trattato.

Infine, sarà bene ricordare che a novembre negli Stati Uniti si vota e che Donald Trump non crede al riscaldamento globale causato dall’uomo come una buona parte del suo elettorato. Qui sotto, l’immagine tratta da un rapporto del Pew Research Center ci indica come l’elettorato Usa sia diviso: i repubblicani conservatori credono che il surriscaldamento globale sia causa delle attività umane solo nel 15% dei casi. Un argomento in più, se ce ne fosse bisogno, per augurarsi che Trump non vinca.

Political groups are worlds apart in their beliefs about climate change