Sarebbe bello, tra le altre cose, anche capire chi dia il comando di via, con quali parole il capetto dica al suo esercito di twittaroli che è il momento giusto per pestare e se esista magari una strategia d'insieme. Questa volta ci si è messo anche Orfini. Orfini, capite? Quell'Orfini che negli ultimi due giorni è riuscito a smentirsi e poi smentire le proprie smentite (uno smentitore al cubo) sulle vicende di Roma, su Marino e su Bersani e soci. Quindi appena è successo che D'Alema (parliamo ancora di D'Alema, capite?) ha riunito un pezzo del fronte del NO per discutere delle iniziative dei comitati e, soprattutto, della proposta di riforma scritta da quattro costituzionalisti (Pasquino, Pertici, Viroli e Zaccaria) i bastonatori renzini, miopi, hanno pensato che fosse l'occasione giusta per raccontare che Fini, Cirino Pomicino e un paio di leghisti sono la rappresentazione plastica di quelli che dicono no. Per carità, che dio ci scampi da Giorgetti, Gasparri e i ferrivecchi (e magari anche D'Alema, diciamo) per pensare davvero a un futuro scevro dagli errori e dagli orrori del passato ma che a forzare un'associazione che in termini politici in realtà non esiste siano proprio i renziani, no. Questo no. Per tanti motivi, certo, ma in primis perché ritrovarsi dalla stessa parte contro una riforma è un po' pochino per insinuare somiglianze e comunanze e poi, soprattutto, perché Renzi e soci ci governano con il centrodestra. E tra il governare insieme e l'essere insieme contro una riforma ci passa una certa differenza, per dire. Ma non solo: proprio ieri il Comitato del Sì ha deciso di scoprire le carte con un post in cui rivendica di sostenere una riforma che rispecchia il programma elettorale del PDL. In sintesi dicono a quelli del centrodestra «votate sì perché stiamo facendo le cose come piacciono a voi». Non male per chi fino a qualche giorno fa ha cercato di convincerci che la riforma costituzionale sia in linea con il programma dell'Ulivo: questi hanno una confusione politica che sfocia nella labirintite. Oppure semplicemente credono di essere furbi, loro. Ma c'è altro ancora, più importante: tutti ululano di voler restare nel merito delle riforme (Renzi e Orfini in testa) e poi sbavano su chi è fotografato vicino a chi come un settimanale di gossip appoggiato sul tavolino delle parrucchiere. Bene. Avanti così. Buon giovedì.

Sarebbe bello, tra le altre cose, anche capire chi dia il comando di via, con quali parole il capetto dica al suo esercito di twittaroli che è il momento giusto per pestare e se esista magari una strategia d’insieme. Questa volta ci si è messo anche Orfini. Orfini, capite? Quell’Orfini che negli ultimi due giorni è riuscito a smentirsi e poi smentire le proprie smentite (uno smentitore al cubo) sulle vicende di Roma, su Marino e su Bersani e soci.

Quindi appena è successo che D’Alema (parliamo ancora di D’Alema, capite?) ha riunito un pezzo del fronte del NO per discutere delle iniziative dei comitati e, soprattutto, della proposta di riforma scritta da quattro costituzionalisti (Pasquino, Pertici, Viroli e Zaccaria) i bastonatori renzini, miopi, hanno pensato che fosse l’occasione giusta per raccontare che Fini, Cirino Pomicino e un paio di leghisti sono la rappresentazione plastica di quelli che dicono no.

Per carità, che dio ci scampi da Giorgetti, Gasparri e i ferrivecchi (e magari anche D’Alema, diciamo) per pensare davvero a un futuro scevro dagli errori e dagli orrori del passato ma che a forzare un’associazione che in termini politici in realtà non esiste siano proprio i renziani, no. Questo no.

Per tanti motivi, certo, ma in primis perché ritrovarsi dalla stessa parte contro una riforma è un po’ pochino per insinuare somiglianze e comunanze e poi, soprattutto, perché Renzi e soci ci governano con il centrodestra. E tra il governare insieme e l’essere insieme contro una riforma ci passa una certa differenza, per dire. Ma non solo: proprio ieri il Comitato del Sì ha deciso di scoprire le carte con un post in cui rivendica di sostenere una riforma che rispecchia il programma elettorale del PDL. In sintesi dicono a quelli del centrodestra «votate sì perché stiamo facendo le cose come piacciono a voi». Non male per chi fino a qualche giorno fa ha cercato di convincerci che la riforma costituzionale sia in linea con il programma dell’Ulivo: questi hanno una confusione politica che sfocia nella labirintite. Oppure semplicemente credono di essere furbi, loro.

Ma c’è altro ancora, più importante: tutti ululano di voler restare nel merito delle riforme (Renzi e Orfini in testa) e poi sbavano su chi è fotografato vicino a chi come un settimanale di gossip appoggiato sul tavolino delle parrucchiere.

Bene. Avanti così.

Buon giovedì.