"Priya's Mirror" è un fumetto interattivo che denuncia la violenza sulle donne in India. La protagonista ha i poteri di una dea del pantheon indù e le donne che vuole aiutare hanno subito violenze sessuali e attacchi con l'acido.

Vola cavalcando una tigre e la sua arma è uno specchio: è Priya, la nuova eroina dell’India moderna,  protagonista di un fumetto indiano che sta facendo il giro del mondo.
Priya’s Mirror è il secondo capitolo di una saga che pone al centro la violenza contro le donne, dalla violenza sessuale all’attacco con l’acido.

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Il personaggio di Priya trae ispirazione dalla dea Durga, una delle incarnazioni del femminino sacro del pantheon indù, che si accompagna a una tigre e nelle sue molte mani stringe delle armi.
Nella storia raccontata nel primo capitolo, chiamato “Priya Shakti“, Priya è una giovane che vive in un villaggio rurale indiano e sogna di diventare un’insegnante. Il padre, un giorno, le impedisce di continuare la scuola e lei comincia ad occuparsi delle faccende di casa a tempo pieno. Un giorno, mentre si trova per strada, subisce una violenza sessuale da parte di alcuni uomini noti del paese e per questo viene ripudiata dalla famiglia.
Priya si ritrova improvvisamente sola e comincia a vagare nei boschi invocando la protezione della dea Parvati, che le viene in aiuto regalandole una tigre da cavalcare e donandole lo Shakti, il potere divino di agire, per difendere i diritti di tutte le donne.
«L’iconografia mitologica pervade la vita degli indiani»– afferma uno dei creatori di Priya Ram Diveneni – «ed è per questo che nel fumetto gli dei hanno un grande ruolo, nel tentativo di recuperare “la tradizione matriarcale indiana” che si è trasformata nella rappresentazione moderna».
La protagonista di “Priya’s Mirror“, semi-divina e ispirata dalla dea, va in giro per il mondo con la sua tigre volante alla ricerca di donne sfregiate con l’acido cui infondere coraggio tramite il gesto simbolico di guardarsi allo specchio.

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Il tema di “Priya’s Mirror” è nato dall’incontro degli ideatori del fumetto con Laxmi Agarwal, l’attivista indiana di Stop Acid Attack, vittima di un attacco con l’acido quando aveva 15 anni. L’attività di Laxmi – che ha ricevuto il premio International Women of Courage da Michelle Obama nel 2014 – è volta alla sensibilizzazione dei diritti delle donne che come lei hanno subito questo tipo di violenza. Il suo attivismo personale e la mobilitazione pubblica scatenata dalla brutale uccisione della studentessa di Delhi in un autobus nel 2012 hanno ottenuto nel 2013 l’introduzione di una nuova legge, che affida al Governo le spese mediche necessarie a chi ha subito un attacco di acido.
Quando è capitato a Laxmi, nel 2005, aveva 15 anni e la sua famiglia si è sobbarcata di una spesa economica davvero onerosa per sostenere un anno di operazioni di chirurgia plastica. L’uomo che l’ha sfregiata, che oggi sta scontando una pena di 10 anni di carcere, era un amico di suo fratello di quindici anni più grande di lei, che la voleva sposare a tutti i costi. In seguito all’ennesimo rifiuto di Laxmi, dopo dieci mesi di richieste insistenti e di atteggiamenti violenti, l’uomo l’ha aggredita in un mercato di Delhi, versandole una bottiglia di acido sul viso e sulle braccia.

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Il caso di Laxmi non è isolato in India: tra le violenze contro le donne l’uso dell’acido è al quarto posto, su 1500 casi l’anno al mondo, 1000 avvengono soltanto in India, seconda solo al Bangladesh.
Gli ideatori del fumetto hanno deciso di far diventare Priya un’eroina femminile, che ispiri il dibattito tra le adolescenti indiane (e non solo) e che rinforzi il lavoro delle molte organizzazioni non governative, come quella di Laxmi, che si battono per il riconoscimento dei diritti delle donne in India.
«Una delle conseguenze più tragiche di aver subito un attacco con l’acido», spiega Laxmi Agarwal, «è quello di rinunciare all’amore in partenza». «Dopo l’attacco non avrei pensato di potermi innamorare e di poter avere dei figli», perché la donna sfregiata generalmente viene ripudiata dalla famiglia perché difficilmente può trovare marito.

epa05383595 Indian actress Sonakshi Sinha (R) poses for a selfie with fans as she arrives at the Adolfo Suarez Madrid-Barajas airport in Madrid, Spain, 22 June 2016. The International Indian Film Academy Awards will be held in Madrid on 25 June. EPA/FERNANDO ALVARADO
L’attrice di Bollywood Sonakshi Sinha

Gli attacchi con l’acido stanno recentemente alimentando il dibattito pubblico in India, grazie a numerose iniziative di protesta e grazie al contributo di alcune star di Bollywood, che hanno sfruttato la loro popolarità mediatica condannando l’uso della violenza contro le donne.
Arriva da Sonakshi Sinha, una delle attrici più quotate di tutta l’India, l’appello a favore del rispetto delle donne, in occasione della presentazione del film da milioni di incassi “Akira” di AR Murugadoss, che racconta la storia di una donna attaccata con l’acido. E dall’attrice Kangana Ranaut, che ha deciso di raccontare in un film (non ancora uscito) la storia di sua sorella, famosa quasi quanto lei, Rangoli Ranaut, attaccata con l’acido da un pretendente rifiutato. Rangoli si è dovuta sottoporre a 57 operazioni chirurgiche che, come lei stessa afferma, non le hanno restituito né la faccia né la vista, ma le hanno dato il coraggio di agire contro questa pratica disumana. Ha dato il suo contributo anche Akshay Kumar, l’attore idolo di tutte le indiane, che ha incontrato per mezz’ora “Sameera” (è un nome fittizio), la diciottenne afghana sfregiata con l’acido mentre dormiva da un pretendente a dai suoi amici.

Ma una delle dichiarazioni più incisive è arrivata dalla televisione: «Il mio milione (di rupie) servirà a ricostruire la mia faccia e la vita della mia famiglia», ha detto Sonali Mukherjee a milioni di telespettatori dopo aver vinto il “Chi vuole essere milionario” indiano. Sonali aveva diciassette anni quando un corteggiatore respinto e i suoi amici hanno fatto irruzione a casa sua e le hanno versato addosso una bottiglia di Tezaab, un acido anti-ruggine, mentre dormiva. Sonali ha raccontato che il suo corpo è stato bruciato al 70 per cento e che è rimasta parzialmente cieca. Per tre anni è rimasta è semi-paralizzata dallo shock e poi ha provato a ricorrere all’eutanasia che non le è stata concessa.
Gli ideatori del fumetto, Dan Goldman, Ram Devineni e Paromita Vohra, hanno letto e assorbito tutte queste storie e hanno deciso di scrivere il fumetto insieme a delle donne sopravvissute all’acido. Il mezzo di comunicazione che hanno scelto per diffondere questi temi è volutamente accattivante e alla portata di tutti, per raggiungere il numero più alto possibile di giovani donne e giovani uomini. Per questo motivo “Priya’s Mirror” è stato trasformato anche in un’app (Blippar) di realtà virtuale che permette a tutti di interagire con Priya sul proprio telefono cellulare.
Il fumetto, che si può leggere gratuitamente su internet, è stato presentato in questi giorni al New York Film Festival e al Society of Lincoln Center e sarà lanciato in india il 22 e il 23 ottobre al Mumbai Comic Con, dove verranno distribuite 30,000 copie, prima di raggiungere Bogotà a novembre.