Sette giorni a bordo dell’Aquarius, il vascello salvamigranti. Dal ventre della barca escono in 400, 500. Fino a 730. L’ultima a metterci piede è Ani, per ispezionare l’interno: «Vestiti, acqua, benzina, vomito, escrementi. Per fortuna nessun cadavere». Diario di un salvataggio

Giorno I – Catania, a bordo
Cielo grigio, scrosci di pioggia sbattuta dal vento. La Aquarius, macchia di arancione nel porto, è infilata fra i moli dello “yacht club” e le fiancate bianche della Dattilo, nave di pattugliamento della Guardia Costiera. Carichiamo le sette valigie, una a una. Videocamere, computer, tute impermeabili, crema solare, quaderni. Un tabellone sul ponte di coperta segna gli “in” e gli “out” tra i membri dell’equipaggio. Saremo “in” per almeno due settimane, aspettando che i corpi dei 38 marinai di bordo, noi inclusi, si confondano tra quelli di chi viaggia da Sud. Scompariremo nel blu del “mare nostrum”, per ospitare un’Europa proibita, fatta di spruzzi d’onda, di lingue franche, di speranze dimenticate.

Nei tre giorni che ci separano dalla partenza, affollati di piccoli lavori di manutenzione, le anse dell’antico porto aragonese assistono a un confronto silenzioso. Diamond, un cacciatorpediniere della Marina britannica, ultimo arrivato tra gli assetti della missione Eunavfor Med, sovrasta la Aquarius dalla banchina affianco. Una muraglia grigia che nasconde cannoni antiaerei di lunga gittata, sormontati da modernissimi impianti radar. A un centinaio di metri di distanza, la “nostra” nave umanitaria franco-tedesca, con i suoi quattro decenni di navigazione, ricorda una vecchia signora del mare, minuscola ma sognatrice.

Aquarius, Diamond, Dattilo e Fastnet Sentinel – vascello di soccorso inglese, che entrerà nel porto poco dopo il nostro arrivo – raccontano i quattro volti dell’intervento europeo a largo della Libia. Quello della Guardia Costiera italiana, protagonista con la Marina Militare dell’operazione Mare Nostrum, la successiva missione “Triton” dell’agenzia Frontex, a cui è affiliata la Fastnet Sentinel, la più recente Eunavrfor Med e quella spicciolata di navi umanitarie, braccia della società civile europea, che negli ultimi due anni è arrivata a costituire una vera e propria flotta. Un misto di controllo dei confini e soccorso, istituzioni e privati cittadini. Un’Europa rispecchiata nei suoi confini d’acqua, con i suoi slanci solidali e le sue ossessioni securitarie. Francis, marinaio scelto di origine ghanese, sorride pacato sulla passerella. «Welcome on board» mi dice.

Gli altri sei giorni di navigazione con Aquarius sono su Left in edicola dal 22 ottobre

 

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