Una campagna elettorale segnata da soffiate, rivelazioni e scoop. Al centro delle fughe di notizie riguardanti Clinton, ci sono Wikipedia e Fancy Bear, gruppo di hacker russi al lavoro per Putin

Julian Assange è più o meno disconnesso dal mondo. O almeno così hanno annunciato le autorità ecuqdoregne, che ospitano il fondatore di Wikileaks nella loro ambasciata di Londra. Le elezioni del 2016 sono per lui cruciali: con Hillary Clinton il rapporto è sempre stato pessimo. Sarà per questo che la sua organizzazione sta pubblicando materiali a tonnellate. Tra questi le email interne della campagna democratica. Qualcuno ha anche commentato che l’organizzazione sta un po’ perdendo la propria funzione e sembra schierata con il candidato sbagliato. O almeno peggiore.

Certo è che Assange è in pericolo e che il trattamento riservato a tutti i whistleblower e hacker, anche quelli che hanno rivelato cose di interesse pubblico come Edward Snowden, è molto duro. E che negli Usa ci sono forti campagne di pressione per Chelsea Manning e per lo stesso Snowden.

Su Left in edicola ci occupiamo del ruolo assunto da soffiate, audio rubati e materiale hackerato nella campagna elettorale americana. Ricostruiamo la vicenda delle email di Hillary Clinton, ricordiamo il ruolo di Fancy Bear, il gruppo di hacker russi accusato di lavorare per Putin contro Clinton – sarebbero loro che passano il materiale ad Assange – e con un’intervista a Eric Corley, decano degli hacker, editore, direttore di 2600, Hacker Quarterly, conduttore radiofonico. Corley è creatore e direttore di H.O.P.E. – Hackers on Planet Earth. Il suo nickname viene dal nome del capo dell’opposizione in 1984 di George Orwell.

Di cosa stiamo parlando? Cosa abbiamo scoperto su Clinton e il suo staff, su come lavorano e cosa pensano? Un assaggio è qui sotto, le interviste e i servizi di Marina Catucci e Martino Mazzonis sono in edicola

Cosa c’è nelle mail di John Podesta, capo della campagna Clinton

  • Parlando con un gruppo di sindacalisti Hillary si chiede perché gli ambientalisti, invece di andare a protestare ai suoi comizi non «si fanno una vita». Durante lo stesso meeting, però, Clinton annuncia che si opporrà alla realizzazione della XL Keystone pipeline, un oleodotto che i sindacati volevano costruire e contro cui gli ambientalisti hanno montato una campagna nazionale. Quando Obama ha annunciato che l’oleodotto non si sarebbe costruito, Podesta scrive allo staff del presidente «Finalmente avete mandato XL Keystone all’obitorio».
  • Tra i vice presi in considerazione in una prima lista di papabili, ci sono anche Melinda Gates, l’ex sindaco di New York Bloomberg, ma anche Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. In un’altra mail si dice che all’ex sindaco di New York – non dispiacerebbe fare il Segretario di Stato.
  • Chiedere scusa (per l’uso del server privato di posta) è qualcosa che non riesce bene a Hillary. Un membro del suo staff lo definisce «Il suo tallone di Achille».
  • Durante le primarie e visto anche il successo di Trump – entrambi fieramente anti Ttip – ci si chiede che posizione prendere visto che Obama è a favore. Dopo aver ragionato su tre opzioni diverse, si decide per la contrarietà al trattato commerciale. Invertendo una posizione tradizionalmente pro-abbattimento delle barriere commerciali da perte di Hillary Clinton.
  • L’ossessione per il controllo del messaggio traspare dal numero di persone coinvolte in alcune discussioni su come e cosa twittare. C’è una discussione lunga molte mail che coinvolge 11 persone. Per scrivere 140 caratteri.
  • Dagli scambi di mail si evince anche il ruolo di Huma Abedin, consigliera e factotum di Clinton. Abedin viene consultata su quasi tutto e funge da memoria storica: le si chiede, ad esempio, come sono i rapporti con questo o quel senatore, capo di Stato, leader politico. Come sono state certe relazioni con colleghi senatori a cui si intende chiedere il sostegno durante le primarie contro Sanders, e così via.

Su Left in edicola dal 22 ottobre servizi e interviste sull’hackeraggio delle elezioni Usa 

 

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