Sabato 29 è il giorno della manifestazione di piazza del Popolo, a Roma. Dove Matteo Renzi alzerà ancora di più la posta del referendum: in ballo non c'è più solo lui, ma l'intera Europa. Che dovrebbe migliorare, non si sa perché, se i nostri senatori saranno nominati

La manifestazione di piazza del Popolo è curata nei minimi dettagli. E non solo nella sua parte organizzativa, come ovvio, con i pullman (35, per dire, solo dall’Emilia Romagna) e i treni speciali che assicureranno il colpo d’occhio. Non solo perché la scaletta, la scenografia e gli aspetti tecnici sono in mano a Massimo Gramigni, organizzatore di eventi fiorentino, a cui Renzi ha affidato personalmente, un mese fa, la giornata, contando sull’esperienza di Gramigni che portò Patti Smith allo stadio di Firenze nel 1979 e che l’anno scorso ha portato Bergoglio, sempre nella patria renziana. È una piazza strategica per la comunicazione di Matteo Renzi, quella di piazza del Popolo, ed è quello l’aspetto più curato.

«Un’Italia più forte, un’Europa più giusta». La strategia del governo e del Pd è già tutta nello slogan , che sintetizza perfettamente i passi e le battute delle ultime settimane, la scelta di Renzi di radicalizzare lo scontro con l’Europa, combattuto sullo 0,1 del deficit e sulle spese per Casa Italia e migranti, che per palazzo Chigi sono spese straordinarie e per Bruxelles no, sono ordinarie. Renzi è l’unico politico che parlerà, alle 17, e questo chiederà: di esser aiutato, con un sì al referendum, a render più giusta l’Europa, a non farsi dettare «da qualche burocrate» – come ha detto in questi giorni – la manovra di bilancio, idealizzata così neanche fosse una manovra tutta spesa pubblica e redistribuzione.

Alzerà dunque la posta, Renzi, dopo aver legato il suo destino politico al referendum costituzionale e aver innescato – inutili e tardive sono state le smentite – l’insopportabile schema degli schieramenti contrapposti, già tipico dei referendum ma così radicalizzato. Alzerà la posta sul 4 dicembre, giorno del giudizio non solo per lui ma per l’Europa intera. Cosa c’entra l’istituzione di un senato composto da cento sindaci e consiglieri regionali nominati dai partiti con le politiche sulla migrazione o il fiscal compact non è dato saperlo. Ma non è importante, tanto. Conta solo lo slogan. Che suona bene.