Nove Stati votano per la legalizzazione. Nel più popoloso il Sì in netto vantaggio. L'esperienza del Colorado insegna che non ci sono pericoli enormi e che calano arresti e processi. Poi c'è il fattore economico

Martedì prossimo i californiani e i cittadini di altri 9 Stati votano anche sulla legalizzazione della marijuana. California, Arizona, Massachusetts, Maine, e Nevada votano per la piena legalizzazione. Florida, Montana, Nord Dakota e Arkansas per quella medica. Ovunque è in vantaggio il Sì. Sei anni fa i californiani ebbero già l’occasione di rispondere alla domanda e nel 53% dei casi votarono No. Stavolta il 58% delle persone interrogate nei sondaggi spiega che voterà a favore – compreso il 46% degli over 65. Quest anno la legge proposta prevede la possibilità di coltivare fino a sei piante e di comprare erba nei negozi autorizzati. La marijuana sarebbe tassata al 15%.

A oggi gli Stati che hanno legalizzato il consumo di marijuana in qualche forma (medica o ricreazinale) sono 26, se i sondaggi sono corretti, la maggioranza degli Stati e della popolazione statunitense avrà la possibilità di fumare senza finire in carcere. E sarà finita una volta per tutte quella guerra alla droga dichiarata negli anni 80 che anche l’Onu, nell’Assemblea di quest anno sulle droghe, ha dichiarato fallita.

Cosa è successo in questi sei anni? Intanto l’elettorato è diventato più giovane e diverso e, soprattutto, leggi simili sono entrate in vigore in Colorado e nello Stato di Washington senza che la cosa generasse una crescita esponenziale nei consumi (del resto il 43% degli interrogati dai sondaggi in California dice di aver provato a fumare). Un aumento c’è stato, ma i sondaggisti spiegano anche che il fatto che la sostanza sia divenuta legale rende più facile ammettere di essere consumatori – prima insomma, alla domanda del sondaggista, il consumatore avrebbe spesso risposto di non esserlo.
In compenso i processi legati a questioni di droga sono calati, così come gli arresti e gli episodi di violenza. Unico dato negativo è il numero degli incidenti d’auto, ma l’aumento è minimo e non certamente legato alla marijuana.

Questi dati sono entrati nel dibattito in California e altrove. Lo Stato confina con il Messico dei cartelli dei narcos e l’idea di togliere il giocattolo (una parte di esso) alle mafie messicane è un punto a favore anche per chi non consuma né ha mai consumato marijuana. Non solo: c’è anche in California l’idea che legalizzando l’erba diminuirà il numero di arresti inutili, di guai legali alla vita di persone che non hanno fatto nulla e che, la polizia e i tribunali, potranno occuparsi di reati violenti o di altro tipo.

Poi c’è l’economia. Il Colorado ha avuto entrate fiscali dalla vendita di marijuana che sono servite a finanziare molti programmi sociali senza aggiungere deficit. Un po’ di entrate, senza aumentare le tasse fanno sempre comodo. Le vendite legali di marijuana negli Stati Uniti dovrebbero raggiungere i 7,1 miliardi di dollari quest’anno, e alcuni analisti sostengono che l’industria dell’erba sia quella in più rapida crescita nel Paese – intendiamoci, il volume di affari è comunque un atomo rispetto all’hi-tech, le telecomunicazioni, la finanza, il cibo. Un paradosso se si pensa che a livello federale eroina ed erba sono regolate allo stesso modo. Se i referendum passassero e la California, lo Stato più popoloso, approvasse la legalizzazione, la crescita sarebbe esponenziale.


 

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Su Left in Edicola analisi e un lungo reportage dall’Ohio: siamo stati nei quartieri diseredati afroamericani, parlato con community organizer, operai bianchi, esperti


Brevi elettorali:

– Clinton è in vantaggio di tre punti nell’ultimo sondaggio del Washington Post, ma la rimonta di Trump è un fatto. Su economia, questioni internazionali, immigrazione, la gente la ritiene più pronta e preparata (di poco). Sulla corruzione della politica, la maggioranza ritiene che Trump sia la figura migliore per combatterla. Non è vero però che Clinton sia sotto i 272 voti elettorali come si dice su molti media italiani. O meglio, ha perso, in un solo sondaggio, la maggioranza die voti elettorali, ma Trump resta comunque molto indietro. Aumentano semplicemente gli Stati in cui il risultato è molto indeciso.
– In questi giorni, oltre a Obama, Biden e Sanders, scendono in campo le star: Stevie Wonder a Philadelphia, Jon Bon Jovi in diversi Stati e Kate Perry domenica assieme a Clinton.
– La Pennsylvania è considerato il bastione di resistenza di Clinton: domenica il concerto con Perry, lunedì il comizio finale con Hillary, Bill, Chelsea, Barack e Michelle Obama. La campagna Clinton, in vanaggio in Virginia, Colorado, Michigan, ritiene che vincendo quelal si può perdere in Ohio e Florida (dove pure i due sono appaiati)
– In Florida i numeri sul consenso ai democratici tra i latinos sono impressionanti e più alti di quattro anni fa. È l’anno in cui la minoranza più in crescita contribuirà alla vittoria del presidente?

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