Le notizie per Hillary Clinton non sono cattive: più ispanici, più asiatici e più donne stanno votando in anticipo che in passato. Trump all'assalto, ma senza gaffe da tre giorni

Aggiornamenti: tre sondaggi del mattino, sono gli ultimi nazionali o quasi. Nbc/Wall Street Journal assegna a Clinton 4 punti di vantaggio (5 nella domanda in cui include anche la Verde Stein e il libertario Johnson). Il sondaggio Washington Post/Abc assegna a Hillary 5 punti di vantaggio.

Ieri sera Trump è stato scortato via di corsa dal palco. Si è detto che ci fosse qualcuno armato. C’era una persona con un cartello: Repubblicani contro Trump. Il figlio di Donald ha lo stesso twittato che c’è stato un tentativo di omicidio.

New York City – Ci siamo. La corsa è più stretta di quel che avremmo pensato due settimane fa, quando l’Fbi ha deciso di gettare la bomba della inchiesta sulle email di Hillary Clinton nella campagna elettorale. Un fatto senza precedenti che ha aperto conflitti interni all’agenzia e tra diverse istituzioni federali. E che continuerà a fare le onde molto dopo il voto.

I due candidati e gli altri che fanno campagna per loro stanno battendo passo a passo gli Stati in bilico e le due campagne si sono messe in moto perché nel weekend finisce la finestra per l’early voting, il voto in anticipo. Già 40 milioni hanno votato.

Le campagne Clinton e Trump stanno distribuendo i loro volontari per gli Stati, strada per strada e casa per casa. Sanno a chi andare a bussare, a chi offrire un passaggio per andare ai seggi, sanno chi si è registrato per votare e chi no. E poi mandano decine di email: chiedono di donare fondi, di chiamare elettori indecisi, di partecipare allo sforzo di GetOutTheVote, ovvero il porta a porta per promuovere il candidato, ma anche semplicemente di ricordare come e quando si vota. Oppure chiedono di votare in anticipo, un modo per capire le tendenze e potere concentrare gli sforzi su quelle contee dove si è votato di meno prima di martedì.

In Arizona, North Carolina, Ohio si parla di file enormi, ore di attesa. Un modo, da parte dei repubblicani, di scoraggiare il voto delle minoranze (abbiamo parlato dei sistemi messi in atto per non far votare le persone qui).

A scrivere sono Hillary, Barack, Michelle, le organizzazioni liberal come MoveOn, che organizza phone banks (call center elettorali) e porta a porta, la senatrice di sinistra Elizabeth Warren, il vice di Trump, Mike Pence, il capo del partito repubblicano Reince Priebus, ma anche star del cinema o della musica.

Ciascuno ha un messaggio specifico, probabilmente se hai tra i 20 e i 30 ricevi una mail da Kate Perry, se ne hai più di 50 il mittente sarà Bill, se sei afroamericana, allora è Michelle. A ciascuno il suo. E a ciascuno il suo messaggio. Ci sono messaggi il cui subject è “Let’s win this!”, vinciamo. E altri che dicono: “Trump ci ha superati in North Carolina, aiutaci”. Allarme e speranze. La campagna Trump, in questi giorni è molto sul «Stiamo rimontando», lo stesso miliardario, nei comizi spara cifre a casaccio sui sondaggi. L’effetto mail Fbi però c’è, la sorpresa di ottobre lo ha rianimato e i democratici soo preoccupati. Il numero di comizi che tutti tengono è senza paragoni: Hillary sarà nella contesissima North Carolina lunedì sera tardi.

Una macchina colossale che si nutre di Big Data, studi sui cicli elettorali precedenti, conoscenza del territorio. Ma pur vivendo di statistica, senza esseri umani che bussano, parlano, spiegano, interagiscono, la macchina non funziona. Tutto sommato sono ancora le persone la cosa più convincente: il ragazzo gentile con l’anziano, il gay a casa di una coppia gay, l’entusiasta, il preparato sui punti del programma. La campagna democratica ha bussato a circa 80 milioni di porte in queste settimane.

Un balletto di Hillary Clinton
Sono anche io allegra e simpatica, prova a dire Hillary Clinton (AP Photo/Wilfredo Lee)

Cosa è successo fino a oggi? Dove e come hanno votato i 40 milioni? I segnali non sono cattivi per Hillary, nonostante Trump abbia recuperato terreno, la macchina democratica sembra più oliata ed efficace. Poi ci sono i latinos, che in Nevada e Florida stanno votando come mai prima. Pessimo segnale per Trump, che ha minacciato cose terribili nei loro confronti.

Venerdì abbiamo ascoltato una conference call del capo della campagna Clinton, Roby Mook, che ha fornito il loro polso della situazione. Si tratta anche di spin, cioè di orientare il messaggio, leggere i dati per i media in maniera da far uscire cose favorevoli. Ma molti dati sono confermati da altre fonti indipendenti.

Ecco alcune cose abbiamo sentito. Attenzione, si parla di early voting, dei 40 milioni che hanno già votato e i conti sul vantaggio ottenuto grazie a questi voti si fanno partendo dalle contee da dove le persone hanno votato, dai dati sulla registrazione al voto (ci si registra dichiarando la propria affiliazione) e con altri indicatori di questo tipo.

  • L’early voting nei battleground states, gli Stati cruciali, ha toccato il record del 40% e c’è una crescita significativa, ma non quantificabile, delle donne laureate dei suburbs.
  • In Florida hanno votato in anticipo più elettori democratici che repubblicani, è la prima volta. I calcoli dei democratici li fanno ritenere che nell’early voting il vantaggio per loro sia superiore ai 150mila voti. Sempre in Florida il voto dei neri americans: in Florida cresce il 22% rispetto al 2012
  • In Nevada e in North Carolina tutti i dati indicano che l’early voting è aumentato in maniera esponenziale (in effetti anche cercando su twitter si vedono lunghe code ai seggi). Secondo i democratici, in Nevada il loro vantaggio è tale che Trump dovrebbe prendere il 10% in più di Clinton nel giorno del voto per vincere o Stato.
  • Un quarto di elettori che è andato a votare in Iowa non aveva votato nelle elezioni del 2014
  • Gli elettori ispanici stanno partecipando in numeri molto più alt che in passato: sono il 30% in più del 2012 (qualche giorno prima della chiusura dell’early voting)
  • Nella comunità asiatica – molti musulmani insultati da Trump, ma non solo – c’è un 90% in più della partecipazione.

Un comizio di Hillary Clinton in North Carolina
Votate prima, recita la scritta dietro Hillary Clinton durante un comizio  in Florida (AP Photo/Wilfredo Lee)

Tutti questi numeri fanno ben sperare Clinton. Che oggi sarà a Philadelphia con Katy Perry (e anche domani, con Obama). Trump ha viaggiato in Colorado, Florida e altrove. Tra le cose che gli abbiamo sentito dire: «Hillary fa due comizi al giorno perché più di così non ce la fa, parla e poi va a casa a dormire. Io ne faccio cinque e più. Qui c’è bisogno di energia, lei non ne ha»; «Dobbiamo tornare a vincere e quando sarà presidente vinceremo così tanto che mi direte “basta Donald, smettila di vincere!»; «Cancellerò il programma di accoglienza per i rifugiati siriani e costruirò il muro con il Messico»; «Ripulirò le acque dei mari e l’aria sarà cristallina,ma senza dare un soldo a quellio dell’Onu, che se li mangiano». Sono frasi che fanno spavento, e i comizi del miliardario sono spaventosi: si fa dare un bebé e lo mostra alla folla dicendo «Ecco un patriota del futuro» e giura che neri e cubani sono con lui. Infine cambia costantemente i numeri del pubblico dei suoi comizi: in due giorni ha detto che a un suo comizio in New Hampshire avevano partecipato 10, 15, 21 e 23 mila persone. Un salto del 230%. La realtà conta molto poco.

Mancano tre giorni al voto, gli americani non ne possono più. Lo spettacolo offerto da questa campagna elettorale è stato di pessima qualità. Soprattutto grazie ai repubblicani.

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