Società di brokeraggio per gestire servizi assicurativi già garantiti dall'ente previdenziale dei medici di base. Una Srl nata e poi chiusa in mezzo alle polemiche. E un contratto di assicurazione affidato senza gara, prima disdetto e misteriosamente ancora operativo. Left ha ricostruito la vicenda, ma resta ancora molto da chiarire

Vi siete mai chiesti che cosa succede quando ad ammalarsi è il vostro medico di famiglia? Partendo da questa domanda ci siamo ritrovati davanti a un ginepraio di società assicurative, enti previdenziali, agenzie di brokeraggio. Con i medici di medicina generale che pagano il conto.
In caso di infortunio o malattia, infatti il medico “di famiglia” si fa rimpiazzare da un collega retribuendolo per la sostituzione. Questa spesa viene poi rimborsata, alternativamente, da due diversi soggetti. Entro i primi trenta giorni di malattia il medico viene rimborsato dalla Compagnia Assicurativa Generali, in virtù di un’apposita polizza, la “30 giorni”, su cui torneremo a breve. Dal trentunesimo giorno in poi, invece, a rimborsare il medico ammalato è l’Enpam, l’Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri, tenuta ad erogare questa prestazione per statuto anche ai medici di base, che versano annualmente i contributi previdenziali. L’Enpam, oggi, ha un patrimonio che ammonta a circa 19 miliardi di euro.

Una polizza da 20 milioni l’anno
Il rapporto che lega la Fondazione senza scopo di lucro con personalità giuridica di diritto privato Enpam alle assicurazioni Generali, però, appare quanto meno inconsueto per alcuni aspetti che abbiamo preso in esame. Da novembre 2009 la polizza assicurativa “30 giorni”, quella nelle mani delle Generali, è stata rinnovata con un premio di 20 milioni di euro l’anno. Per conto di Fimmg, la Federazione italiana medici medicina generale, uno dei più importanti sindacati dei medici, le trattative sono state svolte dal dottor Alberto Oliveti (oggi presidente di Enpam), all’epoca responsabile della Commissione “Prassis”, istituita in seno al sindacato.
In quell’occasione il contratto assicurativo è stato “blindato” con la sottoscrizione della polizza fra Generali e i quattro sindacati maggiormente rappresentativi (Fimmg, Snami, Smi e Intesa sindacale) e di un accordo in base al quale qualsiasi modifica richiede il consenso unanime di tutti i sindacati. Quindi a “firmare” sono stati i sindacati e non i vertici di Enpam.
In seguito, Tar Lazio e Consiglio di Stato hanno riconosciuto invece la legittimazione a stipulare polizze del tipo di quella “30 giorni” (vicenda analoga è successa per i pediatri) esclusivamente in capo all’Enpam, pur se i sindacati avevano potuto negoziarlo e firmarlo quali incaricati della Fondazione Enpam. I sindacati non sono rappresentanti legali di Enpam, ma i giudici amministrativi hanno ritenuto che essi potessero agire sulla base di una delega implicitamente rilasciata dall’Ente previdenziale, esercitando di fatto le funzioni di quest’ultimo. L’anomalia, insomma, è stata “sanata” dalla pronuncia del giudice amministrativo.
L’Ente previdenziale ha autonomia gestionale, organizzativa e contabile nei limiti e “in relazione alla natura pubblica dell’attività svolta” (art.2, co. 1, D.Lgs. n. 509/94) ed è soggetto alla vigilanza del ministero del Lavoro, che in taluni casi esercita di concerto col ministero del Tesoro, nonché ai controlli della Corte dei Conti (art. 3, co. 5, D.Lgs. n. 509/94). In pratica, nonostante la personalità giuridica di diritto privato, la fondazione Enpam resta soggetta al regime pubblicistico, tanto che il suo bilancio è considerato tra le competenze dello Stato italiano e quindi parte integrante della legge di bilancio. Considerando queste particolarità, sorge una prima domanda: l’acquisto di beni e servizi – almeno per importi di così elevato valore – da parte di un ente come Enpam non dovrebbe passare per una procedura ad evidenza pubblica?

La disdetta e il dietrofront
Ma le domande non si fermano qui: la storia continua e si arriva al luglio 2015. L’Enpam cambia idea e il 2 luglio dello scorso anno decide di dare disdetta della polizza “30 giorni” comunicandolo a Generali, con l’intento di internalizzare il servizio o comunque di organizzare soluzioni alternative. Contestualmente, investendo 1,5 milioni di euro l’ente guidato da Alberto Oliveti costituisce una società in house, Enpam Sicura srl, che ha il compito di svolgere attività di consulenza e servizi di gestione in rapporto a molte attività della Fondazione, tutte riassunte nel c.d. “Progetto Quadrifoglio” concepito da Oliveti, le cui quattro foglie rappresentano la previdenza complementare, l’assistenza sanitaria integrativa, le assicurazioni nel campo della responsabilità civile legata alla professione e, quarta foglia, il sostegno e l’accesso al credito. A quanto pare però, in meno di tre mesi qualcosa cambia. A dicembre 2015 il presidente di Enpam Oliveti, dopo aver costituito Enpam Sicura e dato disdetta della polizza “30 giorni”, non fa nulla per procedere al passaggio di consegne, non internalizza il servizio e nemmeno procede a bandire una gara per assegnarlo sul mercato attraverso una effettiva competizione, come forse doveva essere fin dall’inizio. La Fondazione Enpam prosegue di fatto il rapporto, continuando a versare oltre 20 milioni di premi a Generali e consentendo alla Compagnia assicurativa di garantirsi utili (al lordo di imposte e costi) per circa 5-6 milioni l’anno. In pratica, Generali eroga a tutt’oggi il servizio, continuando a ricevere il “premio” della polizza nonostante la disdetta di luglio 2015, come è chiaramente evidenziato nel sito della Fondazione Enpam. Perché questa marcia indietro?

Una selva di broker e intermediari
Per comprendere meglio la vicenda bisogna fare un passo indietro. Alberto Oliveti è presidente di Enpam dal 2012, mentre uno dei sindaci è il dottor Malek Mediati. Nel 2009 Oliveti è il responsabile Prassis/Fimmg che tratta e definisce la polizza assicurativa “30 giorni” con la compagnia Generali (ma a firmare la polizza per Fimmg è Giacomo Milillo, attualmente nel cda di Enpam). Nello stesso anno, Mediati, è amministratore di Metis s.r.l., società partecipata al 100% da Fimmg. Sono i giorni in cui Generali, incassato il premio di 20 milioni, riversa provvigioni per quasi 2 milioni alla propria agenzia che gestisce la polizza, ossia alla società Tema srl, titolare della agenzia speciale 63J che viene citata nella polizza Generali
La Tema srl era riconducibile al dottor Giancarlo Mosca, agente Generali che controllava anche il broker Previasme srl, di cui il medesimo Mosca era socio di maggioranza, alimentandolo finanziariamente. Il broker assicurativo Previasme srl è stato dichiarato fallito dal Tribunale di Roma in data 23 ottobre 2014come risulta dalla visura camerale. Che fine hanno fatto i soldi di Previasme?
Previasme era un broker di Fimmg: se gli iscritti al sindacato desideravano stipulare polizze assicurative di qualsiasi genere, potevano rivolgersi a questa società, pagando il servizio.
Previasme dunque erogava un servizio a Fimmg, in cambio di un corrispettivo. O almeno così avrebbe dovuto funzionare un normale rapporto di brokeraggio.
Invece, incomprensibilmente Previasme versava ogni anno oltre 600mila euro proprio alla società Metis srl controllata da Fimmg e amministrata da Malek Mediati.
Il pagamento era giustificato da un “incarico di segnalazione” firmato il 10 marzo 2009, ossia Metis avrebbe dovuto segnalare al broker Prevasme i medici che avessero necessità dei servizi assicurativi.
Il che pare assurdo per due ragioni: Metis non poteva segnalare a Previasme i medici destinatari della polizza “30 giorni”, semplicemente perché questo servizio non era liberamente scelto dal medico, ma veniva erogato obbligatoriamente (previsto dall’Accordo ccollettivo nazionale) e pagato tramite trattenute.
In secondo luogo, Metis non avrebbe comunque potuto segnalare al broker nessun interessato a prodotti assicurativi, perché se così avesse fatto, avrebbe corso il rischio di svolgere attività qualificabile come intermediazione assicurativa, pur non essendo iscritto – requisito, questo, obbligatorio – al relativo albo tenuto dall’Ivass, l’istituto che vigila sulle assicurazioni.
In ogni caso, Metis emetteva a Previasme fatture di pagamento con causale “acconti provvigionale per segnalazione vostri prodotti assicurativi anno 2011. Polizza: Generali n. 81302066-81301025”, ossia proprio le polizze “30 giorni”.
Questo almeno fino al 2011. Nel 2012 invece Metis e Previasme cambiano le carte in tavola e rifirmano un nuovo contratto, questa volta non di “segnalazione” bensì di “sponsorizzazione”. Un bel cambio d’abito, pur se non si capisce quali siano le attività realmente sponsorizzate da una società, Previasme, che di lì a poco era destinata a fallire. Per intenderci, la sponsorizzazione risale al luglio 2012, ma già da gennaio dello stesso anno, Previasme aveva presentato un piano di risanamento debitorio ai sensi della legge fallimentare. Perché una società che sta per fallire dovrebbe sponsorizzare le attività di Metis?

Consulenze e giochi di potere
Ma non finisce qui. A sua volta, e parliamo di un periodo che parte almeno dal 2005 e sino al dicembre 2010 Malek Mediati di Metis versava un corrispettivo per attività di consulenza (con relativi rimborsi spese), proprio ad Alberto Oliveti, almeno fino a due anni prima che assumesse la presidenza di Enpam. Partendo dal presupposto che trattasi di legittime consulenze, resta la coincidenza dei periodi in esame e della particolarità della intera vicenda, per cui sarebbe interessante chiarire il tipo di consulenza svolta. In ogni caso, Oliveti oggi è presidente di Enpam. Mediati oggi è sindaco di Enpam e ancora amministratore di Metis. Generali è oggi ancora la compagnia assicuratrice di Enpam per la 30 giorni in virtù di un contratto disdetto a luglio 2015.
Ultimo tassello del puzzle è proprio Enpam Sicura srl, la società appositamente creata e voluta da Alberto Oliveti e sempre da lui chiusa in fretta e furia. Presidente della srl da 1,5 milioni di euro è Giacomo Milillo, che pochi giorni fa ha dato le dimissioni da segretario nazionale di Fimmg (uno dei più forti sindacati dei medici), dopo aver ricevuto dal Cda della Fondazione una richiesta risarcitoria, proprio in relazione alle attività economiche svolte durante il suo breve incarico in Enpam Sicura. Secondo il Cda di Enpam, Milillo, in circa tre mesi avrebbe mandato a carte 48 i conti della società provocando un ingente danno alla Fondazione che la controllava al 100%. Circostanze tutte da verificare, ovviamente, ma nel frattempo Milillo restituisce le accuse al mittente, ricordando di aver relazionato sul suo lavoro i vertici Enpam in più occasioni durante la sua (pur brevissima) presidenza. A giudicare dai tempi in cui tutta la vicenda si è svolta, e viste le ingenti somme di denaro che ballano tra polizze, consulenze, incarichi e poltrone viene da pensare che la questione sia squisitamente politica. Un gioco di potere in una lotta che non fa prigionieri? Per adesso l’unica certezza è che il prossimo 18, 19 e 20 novembre si nominerà il nuovo esecutivo di Fimmg che, occorre ricordarlo, resta il sindacato maggiormente rappresentativo nell’assemblea di Enpam, assemblea che a sua volta si terrà il 26 novembre. Cosa pensano i medici di base, che versano i loro contributi all’Enpam, di tutta questa vicenda? E cosa ne sanno davvero? (LJS)