Eccolo il Presidente emerito. Il centunesimo senatore del Senato che potrebbe essere (eh già, il Presidente emerito oltre ai cento senatori e quel maledetto "centouno" che ritorna ancora) corre a sedersi sulla poltrona di Bruno Vespa (che appare giovanissimo al di là di ogni annuncio di rottamazione e cambiamento) e si erge in difesa della riforma costituzionale. «Votate sì» dice Napolitano, da sempre allergico a qualsiasi dovere di funzione di garanzia: del resto quale testimone migliore della campagna "anti casta" di Renzi uno che, come lui, ha sulle spalle qualcosa come tredici legislature, in effetti. Così, tutto preso dalla smania di propagandare, l'ex Presidente della Repubblica ci svela che questa riforma è  “simile a quelle precedenti, compresa quella di Berlusconi“ proprio mentre il premier e i suoi uomini di governo spingono l'acceleratore sulla varietà del fronte del No (colpevole di essere unito nell'osteggiare una riforma che invece lui, Renzi, ha copiato dal centrodestra) e in più ci permette di sapere che “la riforma non serve a tagliare le poltrone“ - parola del presidente emerito - nonostante questo sia il punto forte delle gigantesche affissioni pagate dal gruppo parlamentare del PD. Così senza volerlo l'endorsement di Napolitano svela tutt'a un tratto le incongruenze di chi sventola slogan smontati dai suoi stessi testimonial. Per carità, non c'è nulla di male nel cambiare idea su una riforma costituzionale che, ai tempi di Silvio Berlusconi, venne definita autoritaria, pericolosa e offensiva nei confronti dello spirito dell'assemblea costituente ma almeno che non si millanti come "nuovo" un tentativo di cambiamento che è già stato osteggiato. Dice Napolitano che in questa riforma è anche “funzionale alla democrazia che i poteri locali possano essere rappresentati ai vertici delle istituzioni. Oggi – aggiunge – non c’è quasi più in Europa un Senato che sia eletto dalla totalità degli aventi diritto al voto” dimenticandosi però che in Europa i "senatori" siano diretta espressione del governo locale (e con vincolo di mandato) e quindi ben diversi per natura e per funzioni da questi ipotizzati nella riforma Boschi-Renzi. Insomma il solito Napolitano che si sbilancia e in più sbilancia il piatto con il suo solito entusiasmo di chi non riesce a nascondere il disegno generale. Meglio così: in mezzo alla marmaglia spuntano gli elementi perché ognuno possa decidere. Avanti così. Buon martedì.

Eccolo il Presidente emerito. Il centunesimo senatore del Senato che potrebbe essere (eh già, il Presidente emerito oltre ai cento senatori e quel maledetto “centouno” che ritorna ancora) corre a sedersi sulla poltrona di Bruno Vespa (che appare giovanissimo al di là di ogni annuncio di rottamazione e cambiamento) e si erge in difesa della riforma costituzionale. «Votate sì» dice Napolitano, da sempre allergico a qualsiasi dovere di funzione di garanzia: del resto quale testimone migliore della campagna “anti casta” di Renzi uno che, come lui, ha sulle spalle qualcosa come tredici legislature, in effetti.

Così, tutto preso dalla smania di propagandare, l’ex Presidente della Repubblica ci svela che questa riforma è  “simile a quelle precedenti, compresa quella di Berlusconi“ proprio mentre il premier e i suoi uomini di governo spingono l’acceleratore sulla varietà del fronte del No (colpevole di essere unito nell’osteggiare una riforma che invece lui, Renzi, ha copiato dal centrodestra) e in più ci permette di sapere che “la riforma non serve a tagliare le poltrone“ – parola del presidente emerito – nonostante questo sia il punto forte delle gigantesche affissioni pagate dal gruppo parlamentare del PD.

Così senza volerlo l’endorsement di Napolitano svela tutt’a un tratto le incongruenze di chi sventola slogan smontati dai suoi stessi testimonial. Per carità, non c’è nulla di male nel cambiare idea su una riforma costituzionale che, ai tempi di Silvio Berlusconi, venne definita autoritaria, pericolosa e offensiva nei confronti dello spirito dell’assemblea costituente ma almeno che non si millanti come “nuovo” un tentativo di cambiamento che è già stato osteggiato.

Dice Napolitano che in questa riforma è anche “funzionale alla democrazia che i poteri locali possano essere rappresentati ai vertici delle istituzioni. Oggi – aggiunge – non c’è quasi più in Europa un Senato che sia eletto dalla totalità degli aventi diritto al voto” dimenticandosi però che in Europa i “senatori” siano diretta espressione del governo locale (e con vincolo di mandato) e quindi ben diversi per natura e per funzioni da questi ipotizzati nella riforma Boschi-Renzi.

Insomma il solito Napolitano che si sbilancia e in più sbilancia il piatto con il suo solito entusiasmo di chi non riesce a nascondere il disegno generale. Meglio così: in mezzo alla marmaglia spuntano gli elementi perché ognuno possa decidere. Avanti così.

Buon martedì.