Ricordate quando ci dicevano che un candidato moderato (uno qualsiasi dei tiepidini che il PD ha proposto in questi ultimi dieci anni) fosse meglio di niente e poi si riusciva a perdere anche nelle città più rosse? Ecco

Nuova fazione in vista: oltre al fronte del sì, del no e del ni ora c’è la schiera del “sì nonostante Renzi in nome del meno peggio”. Dentro ci sono nomi che contano: Gad Lerner (che teme l’arrivo del M5S e quindi decide di arrotolare la Costituzione per tappare il lavandino), Santoro (mica un ononimo, proprio lui, che dice sì nonostante Renzi perchè ha scoperto che se la Costituzione non viene modificata non si rafforzano i diritti), Parisi (ah, Parisi, quanto tempo) e Gianni Cuperlo, il re dell’inconsistenza politica che nasce per fare opposizione e poi diventa soprammobile del renzismo.

In pratica ci dicono i prodi (minuscolo) equilibristi che il “meno peggio” e “nonostante Renzi” siano elementi validi per appoggiare la riforma Boschi-Renzi. Dicono che la Clinton, leggendo l’intervista, abbia pianto per ore: il meno peggio che finisce per aprire la strada al peggio è una delle lezioni più dimenticate nello scenario politico. Dico, vi ricordate il voto utile? Ogni volta che veniva pronunciato da qualche parte si formava immediatamente una brigata di rivoluzionari. Dico, vi ricordate quando ci dicevano che un candidato moderato (uno qualsiasi dei tiepidini che il PD ha proposto in questi ultimi dieci anni) fosse meglio di niente e poi si riusciva a perdere anche nelle città più rosse? Ecco. Siamo ancora lì. Allo stesso punto.

Nel merito della riforma Cuperlo (ora Cuperlum per la sua nuova effige da salvatore della legge elettorale) elenca tutti i “nonostante” e poi sorride sornione. Lo spessore delle argomentazioni per ora evidentemente non conta. Ma il vero colpo di teatro arriva dal filosofo Cacciari che, dopo aver dichiarato qualche mese fa che questa riforma l’avrebbe votata nonostante sia una “schifezza”, ieri ci ha anche detto che “la sinistra che fa la destra poi alla fine perde”. Ora gli manca un “Venezia è bella ma non andrei mai a viverci”, un “cielo a pecorelle pioggia a catinelle” e un “si stava meglio quando si stava peggio” per meritarsi un posto nell’olimpo dei pensatori del sì. Di quelli che “basta un sì” nonostante lo schifo tutti intorno. Lui e Cuperlum.

Buon mercoledì.