"Per la ricostruzione dovremmo seguire l'esempio di Castello di Campi, una meraviglia che era stata restaurata perfettamente. Un gioiello figlio della cura dell'uomo", dice il giornalista ed esperto di beni culturali Emilio Casalini che ha visitato i luoghi del sisma, fotagrafati prima e dopo Molajoli e Scollo

Proprio stanotte, la terra ha tremato ancora, a Reggio Emilia. Una magnitudo di 3.7 che ha buttato giù dal letto perfino i cittadini parmensi. Nonostante siano passati 4 anni dal terremoto, in Emilia-Romagna il ricordo è ancora vivissimo. Stessa cosa a l’Aquila, dove la terra ha tremato ieri, potenza di 4.4 avvertita da Terni a Perugia e, nuovamente, ad Amatrice.

Noi, a un mese dal terremoto siamo tornati nelle zone colpite dal sisma con Emilio Caslini, giornalista di Report ed autore del libro Rifondata sulla bellezza (Spino editore) in cui compie un viaggio in Italia, raccontandone il patrimonio diffuso sul territorio, ma anche l’insufficienza tutelare.

Gli abbiamo chiesto di raccontarci la bellezza ferita di centri storici e paesaggi dell’Umbria e delle Marche accompagnato dalle foto di Daniele Molajoli e Flavio Scollo che hanno mappato i danni su incarico del Festival di fotografia di Roma, dove ora il loro lavoro è in mostra. La campagna fotografica è avvenuta tra il sisma del 24 agosto e quello del 30 ottobre ed era finalizzata alla mappatura dei beni culturali danneggiati, simboli di un’identità che con il terremoto rischia di andare perduta. Il loro intento era mostrare la fragilità dei siti colpiti e l’urgenza d’intervenire e a tal fine avevano scomposto molte delle facciate di queste chiese. Dopo il crollo di fine ottobre il senso è cambiato e ora la ricomposizione fotografica assume più il senso di ricostruire un’immagine persa. Lanciando un progetto di raccolta fondi.

Casalini sei stato più volte nei paesi terremotati, com’è la situazione?

Ci son grandi differenze tra paese e paese. Prendiamo ad esempio Castelluccio di Norcia e Castello di Campi.
Castelluccio prima del terremoto era un borgo in cui la mano umana aveva fatto scempio della bellezza, ad esempio ricoprendo le stradine di osceno cemento. Qui l’incuria la faceva da padrone fin dalla valle incantata nel cui mezzo era stato realizzato un campeggio di camper, la torre campanaria ottocentesca era stata usata come sostegno per ripetitori telefonici, tubi per cavi ovunque, impalcature arrugginite degrado ovunque. Quando si parla della bellezza di Castelluccio ci si riempie la bocca di retorica e non si ricorda la realtà.
Poco distante invece c’è Castello di Campi, una meraviglia restaurata perfettamente. Un gioiello figlio della cura dell’uomo e dei pochi abitanti come Antonio che, assieme al padre e alla compagna, ha rimesso una per una le antiche pietre del selciato. Ecco, quello è il modello da seguire per la ricostruzione mentre Castelluccio pre terremoto è il modello di ciò che non si deve fare. Il futuro anche di un’accoglienza turistica di alta qualità passa attraverso queste scelte. Quanto alla  messa in sicurezza degli edifici molto è stato detto. Poco invece riguardo le squadre speciali di volontari perfettamente competenti e attrezzati per rimuovere le opere d’arte dai luoghi a rischio, che per mesi non sono stati autorizzati ad operare come invece avrebbero potuto e hanno fatto a l’Aquila. Parte dei manufatti che sono andati distrutti pesano sulla coscienza di chi non ha dato l’ok al loro intervento. Burocrazia e paludismo. Due grandi mali italiani.

In Italia la politica dei condoni, che fu il cavallo di battaglia dei governi Berlusconi, quanti danni ha fatto in un territorio come quello italiano, di per sé fragile?

Immensi. Ma non mi sembra che sia solo un’esclusiva di Berlusconi e dei suoi governi, anche considerando le iniziative di alcuni governatori regionali del Sud Italia negli ultimi anni. Sembra non passi mai di moda visto che continuiamo a costruire abusivamente quando non ne avremmo certo bisogno. Basti pensare a quanti borghi sono abbandonati o in via di abbandono. Quel “territorio minore” è una risorsa che un intero pianeta di viaggiatori avrebbe desiderio di scoprire, pagando pure bene, se fosse offerto in condizioni adeguate. Un territorio abitato significa tutela del patrimonio fisico e anche di quello immateriale, la nostra più grande riserva aurea. Di cui ce ne freghiamo bellamente.

I governi dovrebbero progettare interventi che durino più di due legislature, tu suggerisci e auspichi, troppo spesso però si è preferito intervenire con logiche d’emergenza, in deroga alle leggi che poi si sono dimostrate insufficienti, se non dannose. il caso dell’Aquila insegna. Cosa ne pensi?

Vorrei sentire un presidente del Consiglio che mi parla della “visione” che ha del nostro futuro e poi del programma per indirizzarci verso quell’obiettivo. Il programma e le leggi, sono il progetto e gli strumenti, ma l’idea, la visione è qualcosa di più. Per me il futuro, soprattutto economico, del nostro Paese passa attraverso la valorizzazione del nostro infinito patrimonio culturale, paesaggistico, architettonico, enogastronomico, agricolo e immateriale. Per poi offrirlo al mondo. Con serietà. Ma serve un percorso identitario. Serve recuperare la nostra identità per acquisire in primis la conoscenza, poi la coscienza e infine la consapevolezza di ciò che siamo e abbiamo.

In un dialogo dei Cento passi , che tu citi, Peppino Impastato parla della bellezza come qualcosa di prezioso da cui poi discende tutto il resto. In Italia la bellezza è arte e insieme paesaggio. Oltre ai disastri naturali, però  è minacciata dagli abusi edilizi, dai tombaroli, da chi davvero si venderebbe la fontana di Trevi. Cosa fare di più per tutelarla?

Affidarla alla popolazione locale, ad esempio. Dove l’intervento “privato” è quello della comunità. Sotto controllo e con una relativa formazione. Quando raggiungeremo un livello di consapevolezza adeguato, diventerà inconcepibile gettare una sigaretta per terra, perché quel metro di marciapiede sarà finalmente “di tutti” e non più “di nessuno”. E non staremo zitti vedendolo fare, colmando un gap di civiltà che ci distanzia da altri popoli.
Una coscienza comune può essere contagiosa, ma bisogna anche applicare le leggi, come ad esempio quella che sanziona chi getta un mozzicone e per questo dovrebbe essere sanzionato. Dovrebbe. Educare alla bellezza significa imparare a fare bene le cose.  Oggi abbiamo l’incredibile fortuna di avere in mano ciò che il mondo cerca: una biodiversità della bellezza unica sulla faccia della terra, tutta da condividere. Parliamo di economia, lavoro, benessere. Un’economia che unisce utile ed etico; ed è alla nostra portata. Siamo un popolo di dementi se ci lasciamo sfuggire quest’occasione unica nella storia perché non siamo in grado di adeguare l’offerta alla domanda. Una domanda di bellezza che non solo abbiamo il diritto, ma anche il dovere di condividere con il resto dell’umanità.

Il progetto  di Daniele Molajoli e Flavio Scollo di cui pubblichiamo alcune immagini è in mostra al Macro di Roma, nell’ambito del festival di fotografia diretto da Marco Delogu. La raccolta fondi è qui

Gallery a cura di Monica Di Brigida

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Esterno San Benedetto, Norcia
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Esterno San Benedetto, Norcia

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Interni San Benedetto, Norcia
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Interni San Benedetto, Norcia

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Esterno San Pellegrino, Norcia
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Esterno San Pellegrino, Norcia

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Interni San Pellegrino, Norcia
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Interni San Pellegrino, Norcia

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Esterno San Salvatore, Campi, Norcia
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Esterno San Salvatore, Campi, Norcia

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Interni San Salvatore, Campi, Norcia
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Interni San Salvatore, Campi, Norcia

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Esterno Sant’Andrea, Campi, Norcia
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Esterno Sant’Andrea, Campi, Norcia

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Interni Sant’Andrea, Campi, Norcia
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Interni Sant’Andrea, Campi, Norcia

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Esterni Sant’Eufizio, Preci, Perugia
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Esterni Sant’Eufizio, Preci, Perugia

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Interni Sant’Eutizio, Preci, Perugia
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Interni Sant’Eutizio, Preci, Perugia

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Chiesa di Frascaro, Norcia
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Chiesa di Frascaro, Norcia

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Castelluccio di Norcia
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Castelluccio di Norcia

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Sant’Agata, Amatrice, Rieti
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Sant’Agata, Amatrice, Rieti

 

© Daniele Molajoli, Flavio Scollo - Deposito Cittaducale, Rieti
© Daniele Molajoli, Flavio Scollo – Deposito Cittaducale, Rieti