La sinistra non parla più di uguaglianza e lavoro. Si è rinchiusa nelle questioni di genere. Anche per questo perde terreno, sostiene il politologo Francis Fukuyama, che ha votato due volte Obama e di Trump dice: «Stiamo a vedere. Non siamo negli anni 30 e lui non è Mussolini»

Era un mondo dubbioso ma ancora tranquillo quello del 4 dicembre. In Italia non si era abbattuta ancora sul governo una valanga di no, in America Trump non aveva ancora scatenato un caso internazionale chiamando Taiwan invece che Pechino, dove stava per arrivare Kissinger. C’era il sole a Roma e c’era Francis Fukuyama a piazza Minerva.
Avevo delle domande sui fogli: questo è il tempo della grande guerra? Cosa ne sarà del mondo tra Putin e Trump? L’Europa sta finendo o sta continuando a finire? E la Storia? La democrazia failed to perform, come si intitolava uno dei suoi interventi? C’erano anche altre domande che stavano su un foglio ma arrivavano da più lontano, da certi banchi universitari, certe tavole d’infanzia piene di evacuati oltre cortina. Fukuyama si siede e sorride.
«Sono stato invitato in Italia a parlare dei problemi strutturali delle istituzioni della democrazia americana, credo che sia ovviamente legato al referendum del 4 dicembre, perché i nostri governi hanno problemi simili nel prendere decisioni».

L’intervista continua su Left in edicola dal 10 dicembre

 

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