Dopo la Brexit, Edimburgo è sul piede di guerra. Uscire dal Mercato unico europeo, avrebbe «effetti devastanti sull’economia del Paese», allarma il primo ministro. Con un costo che potrebbe toccare gli 11 miliardi di sterline l’anno da qui al 2030, e 80mila posti di lavoro a rischio. Se Westminster non dovesse ascoltare le richieste scozzesi, è già pronto il referendum sull'indipendenza della nazione

In un comunicato rilasciato questa notte, il Primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, ha affermato che un mancato accesso al Mercato unico europeo avrebbe «effetti devastanti sull’economia del Paese».

Nel comunicato, il leader del Partito della nazione scozzese (Snp), ha anche rivelato i risultati di alcune analisi condotte dal proprio governo: «Il costo di una fuoriuscita dal Mercato unico potrebbe toccare 11 miliardi di sterline l’anno da qui al 2030. Inoltre sono a rischio 80mila posti lavoro». A questi effetti vanno aggiunte poi gli investimenti che non avranno luogo per colpa della Brexit.

Oggi pomeriggio Sturgeon dovrebbe rivelare i piani della Scozia per rimanere nel Mercato unico e, più in generale, la posizione del governo rispetto alle negoziazioni sulla Brexit condotte da Theresa May.

Intanto il Snp ha fatto intendere che, se Westminster non dovesse tener conto delle richieste di Edimburgo, potrebbe riattivarsi la macchina per un nuovo referendum sull’indipendenza scozzese. Lo ha suggerito il The Independent in un articolo pubblicato ieri. Anche per fare chiarezza su questo punto, la presentazione del piano per la Brexit da parte di Sturgeon è attesa con ansia dalla classe politica britannica.

Il partito laburista, nel frattempo, ha espresso una posizione chiara riguardo a un eventuale secondo referendum di indipendenza scozzese: «Il piano del Snp dovrebbe ribadire che la permanenza della Scozia nel Regno Unito viene prima dell’accesso al Mercato unico, ha affermato Lewis Macdonald, portavoce del Labour scozzese per gli Affari europei.

La Scozia si rivela così l’ennesima spina nel fianco per Theresa May. Nel frattempo, il Primo ministro britannico deve infatti affrontare anche una crisi del servizio sanitario nazionale (Nhs) e una potenziale ondata di scioperi nel settore dei trasporti ferroviari.

Secondo un sondaggio di questo fine settimana il partito di Jeremy Corbyn, starebbe recuperando lo svantaggio accumulato rispetto al partito conservatore nelle preferenze dell’elettorato britannico.

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