Evacuate il Pd. Dopo aver evacuato il Parlamento, evacuate pure il Pd. È l’unica battuta, peraltro presa in prestito da Francesca Fornario che riusciamo a scrivere oggi. Immersi come siamo, per dovere di mestiere, nelle immagini dell’assemblea nazionale del Pd di domenica scorsa in cui abbiamo visto un Renzi “zen” (come si è autoproclamato) per niente zen. Anzi animato dal solito disprezzo per chiunque gli dica o gli abbia detto No. Circa venti milioni di italiani, accusati dall’ex premier di averlo fatto tornare alla Prima repubblica, lui che - pensate - voleva traghettarci persino nella Terza, di Repubblica. Quella che Ugo Mattei definirebbe “post democratica”. Ma siamo anche immersi nei disastri di Roma e dei Cinquestelle. Da poco è uscita la notizia del nuovo vicesindaco Luca Bergamo e del nuovo assessore all’ambiente Pinuccia Montanari che dovrebbero riparare agli ultimi disastri, dall’arresto di Marra all’infelice Romeo. Inevitabile per noi interrogarci e chiederci cosa c’è che non va. Tanto nel Pd quanto nei Cinquestelle, o almeno nella giunta di Virginia Raggi che crolla pezzo per pezzo, rischiando di portarsi dietro quell’enorme capitale “umano” (almeno quel 63% di romani che l’ha votata) che aveva detto No ai giochi della politica tradizionale e che si aspettava altro. Tanto altro. Lo abbiamo chiesto a Ugo Mattei e a Ignazio Marino. E poi lo abbiamo fatto scrivere a Emanuele Ferragina e a Nadia Urbinati. Cosa c’è che non va in quel Movimento nato invece per dare rappresentanza - sempre citando Ferragina - a quella maggioranza “invisibile” (non perché lo sia, ma perché qualcuno la cancella, ingannandola)? E cosa c’è che non va in quel Pd che evidentemente, come dice Ignazio Marino, è stato colpito da «un virus ancora non identificato»? E ce la faranno quelle tante realtà di sinistra, dai Movimenti a tutti quei comitati nati per il No a recuperare una unità nel nome di una radicalità quantomai necessaria? Necessaria a un Paese “reale” che abbiamo cercato di capire indagando il rapporto Bes dell’Istat e quello del Censis sulla situazione sociale del Paese. Un Paese malconcio. Come del resto la politica che lo ha prodotto. Così non abbiamo che potuto titolare “Conciati per le feste”. Pensando al Paese reale e pure a Matteo Renzi che pensa di non aver saputo coinvolgere, senza capire che non solo non ha coinvolto ma in realtà ha “travolto” territori e persone annunciando soldi e riforme solo in vista di elezioni e referendum. Il regalo per noi, che ci teniamo stretto, è che mentre lui si spera evacui presto la politica, i cittadini hanno affollato i seggi elettorali. [su_divider text="In edicola" style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

L'editoriale è tratto dal numero di Left in edicola dal 23 dicembre

 

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Evacuate il Pd. Dopo aver evacuato il Parlamento, evacuate pure il Pd. È l’unica battuta, peraltro presa in prestito da Francesca Fornario che riusciamo a scrivere oggi. Immersi come siamo, per dovere di mestiere, nelle immagini dell’assemblea nazionale del Pd di domenica scorsa in cui abbiamo visto un Renzi “zen” (come si è autoproclamato) per niente zen. Anzi animato dal solito disprezzo per chiunque gli dica o gli abbia detto No. Circa venti milioni di italiani, accusati dall’ex premier di averlo fatto tornare alla Prima repubblica, lui che – pensate – voleva traghettarci persino nella Terza, di Repubblica. Quella che Ugo Mattei definirebbe “post democratica”. Ma siamo anche immersi nei disastri di Roma e dei Cinquestelle. Da poco è uscita la notizia del nuovo vicesindaco Luca Bergamo e del nuovo assessore all’ambiente Pinuccia Montanari che dovrebbero riparare agli ultimi disastri, dall’arresto di Marra all’infelice Romeo.

Inevitabile per noi interrogarci e chiederci cosa c’è che non va. Tanto nel Pd quanto nei Cinquestelle, o almeno nella giunta di Virginia Raggi che crolla pezzo per pezzo, rischiando di portarsi dietro quell’enorme capitale “umano” (almeno quel 63% di romani che l’ha votata) che aveva detto No ai giochi della politica tradizionale e che si aspettava altro. Tanto altro. Lo abbiamo chiesto a Ugo Mattei e a Ignazio Marino. E poi lo abbiamo fatto scrivere a Emanuele Ferragina e a Nadia Urbinati. Cosa c’è che non va in quel Movimento nato invece per dare rappresentanza – sempre citando Ferragina – a quella maggioranza “invisibile” (non perché lo sia, ma perché qualcuno la cancella, ingannandola)? E cosa c’è che non va in quel Pd che evidentemente, come dice Ignazio Marino, è stato colpito da «un virus ancora non identificato»? E ce la faranno quelle tante realtà di sinistra, dai Movimenti a tutti quei comitati nati per il No a recuperare una unità nel nome di una radicalità quantomai necessaria? Necessaria a un Paese “reale” che abbiamo cercato di capire indagando il rapporto Bes dell’Istat e quello del Censis sulla situazione sociale del Paese. Un Paese malconcio. Come del resto la politica che lo ha prodotto. Così non abbiamo che potuto titolare “Conciati per le feste”. Pensando al Paese reale e pure a Matteo Renzi che pensa di non aver saputo coinvolgere, senza capire che non solo non ha coinvolto ma in realtà ha “travolto” territori e persone annunciando soldi e riforme solo in vista di elezioni e referendum. Il regalo per noi, che ci teniamo stretto, è che mentre lui si spera evacui presto la politica, i cittadini hanno affollato i seggi elettorali.

L’editoriale è tratto dal numero di Left in edicola dal 23 dicembre

 

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