Ha scritto Il buon governo. E invece, ha sperperato 70 milioni di denaro pubblico “con grave danno al sistema sanitario” in “vizi e sollazzi”. Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia, è stato condannato a 6 anni per corruzione. Sei anni di carcere, 6 anni di interdizione dai pubblici uffici e 6,6 milioni confiscati. La sentenza di primo grado per il senatore Ndc è arrivata oggi, dalla decima sezione penale del Tribunale di Milano. Il processo è quello riguardante il caso Maugeri e San Raffaele, per il quale l'ex numero uno del Pirellone (in carica dal 1995 al 2013 initerrottamente) è imputato per associazione per delinquere e corruzione con altre 9 persone. Secondo i pm Antonio Pastore e Laura Pedio, l'ex forzista sarebbe stato il “promotore” di questa “associazione a delinquere”: “un corrotto che ha venduto la propria carica”. Per lui, l'accusa aveva chiesto nove anni. Tra gli altri condannati, anche il faccendiere Pierangelo Daccò (9 anni e 2 mesi) e l'ex assessore Antonio Simone (8 anni e 8 mesi): per i tre esponenti ciellini, è previsto il versamento di una provvisionale complessiva di 3 milioni di euro alla Regione Lombardia, costituitasi parte civile. Una sorta di acconto in attesa che la corte stabilisca l'entità del risarcimento. Formigoni è stato invece prosciolto dall'accusa di associazione a delinquere. La vicenda Secondo la ricostruzione dell'accusa, la Fondazione Maugeri e dal San Raffaele, sarebbero usciti milioni su milioni, confluiti nei conti delle società di Daccò e Simone. Soldi che poi sarebbero serviti a finanziare la lussuosa - e ostentata - vita del Celeste. 61 milioni di euro tra il ’97 e il 2011 dalla prima, 9 milioni tra il 2005 e il 2006 dalla seconda. Tangenti in cambio di atti di giunta, dal valore di 200 milioni di euro di rimborsi. Il “borsellino”, come l'accusa ha epitetato i due sodali, sarebbero non solo serviti per cene di lusso, viaggi ai Cairabi e dintorni, barche “con tanto di champagne a bordo”, e finanziamenti al meeting di Comunione e Liberazione, ma - cosa ancora più grave - sarebbero stati tolti a pazienti e malati della Regione Lombardia. Una corruzione “sistematica” durata quasi 10 anni, che ha tolto fondi destinati a far funzionare il sistema sanitario accorciando liste d'attesa, acquistando farmaci e aumentare posti letti e naturalmente alla cura stessa. Dai conti di Formigoni, invece, non è uscito un euro, per sostentare il suo ozioso e faraonico stile di vita. Dalle scarpe di coccodrillo allo zucchero del caffè, per 10 anni, è stato finanziato tutto dalla sanità pubblica.

Ha scritto Il buon governo. E invece, ha sperperato 70 milioni di denaro pubblico “con grave danno al sistema sanitario” in “vizi e sollazzi”. Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia, è stato condannato a 6 anni per corruzione. Sei anni di carcere, 6 anni di interdizione dai pubblici uffici e 6,6 milioni confiscati. La sentenza di primo grado per il senatore Ndc è arrivata oggi, dalla decima sezione penale del Tribunale di Milano. Il processo è quello riguardante il caso Maugeri e San Raffaele, per il quale l’ex numero uno del Pirellone (in carica dal 1995 al 2013 initerrottamente) è imputato per associazione per delinquere e corruzione con altre 9 persone. Secondo i pm Antonio Pastore e Laura Pedio, l’ex forzista sarebbe stato il “promotore” di questa “associazione a delinquere”: “un corrotto che ha venduto la propria carica”. Per lui, l’accusa aveva chiesto nove anni.

Tra gli altri condannati, anche il faccendiere Pierangelo Daccò (9 anni e 2 mesi) e l’ex assessore Antonio Simone (8 anni e 8 mesi): per i tre esponenti ciellini, è previsto il versamento di una provvisionale complessiva di 3 milioni di euro alla Regione Lombardia, costituitasi parte civile. Una sorta di acconto in attesa che la corte stabilisca l’entità del risarcimento. Formigoni è stato invece prosciolto dall’accusa di associazione a delinquere.

La vicenda

Secondo la ricostruzione dell’accusa, la Fondazione Maugeri e dal San Raffaele, sarebbero usciti milioni su milioni, confluiti nei conti delle società di Daccò e Simone. Soldi che poi sarebbero serviti a finanziare la lussuosa – e ostentata – vita del Celeste. 61 milioni di euro tra il ’97 e il 2011 dalla prima, 9 milioni tra il 2005 e il 2006 dalla seconda. Tangenti in cambio di atti di giunta, dal valore di 200 milioni di euro di rimborsi. Il “borsellino”, come l’accusa ha epitetato i due sodali, sarebbero non solo serviti per cene di lusso, viaggi ai Cairabi e dintorni, barche “con tanto di champagne a bordo”, e finanziamenti al meeting di Comunione e Liberazione, ma – cosa ancora più grave – sarebbero stati tolti a pazienti e malati della Regione Lombardia. Una corruzione “sistematica” durata quasi 10 anni, che ha tolto fondi destinati a far funzionare il sistema sanitario accorciando liste d’attesa, acquistando farmaci e aumentare posti letti e naturalmente alla cura stessa.

Dai conti di Formigoni, invece, non è uscito un euro, per sostentare il suo ozioso e faraonico stile di vita. Dalle scarpe di coccodrillo allo zucchero del caffè, per 10 anni, è stato finanziato tutto dalla sanità pubblica.

Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.