Mi succede di tanto in tanto e ieri sera mi è capitato ancora: a sera tarda dopo avere finito di scrivere e di leggere mi viene da pensare a Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, uno dei primi sindaci del Movimento 5 Stelle quando la compagine grillina era ancora una gioiosa macchina da guerra che poteva permettersi di promettere di non avere i problemi degli altri. Mi sforzo (socchiudo anche gli occhi quando mi sforzo, come i non più giovani quando giocano a flipper) di ricordarmi perché Pizzarotti sia stato espulso dal M5S. Ricordo quel suo stare nel limbo tra i sospesi come quei compagni di classe al liceo che non sospendevano per non dargli il piacere di poter rimanere a casa e che rimanevano tra la classe, il corridoio e il cesso a vagare senza un posto in cui stare. Me lo ricordo Pizzarotti, la faccia buona e preparata del M5S mentre rilasciava interviste in cui chiedeva di poter parlare con Grillo, Di Maio, Di Battista, con qualcuno. Un politico che si fa intervistare dalla stampa per parlare ai suoi compagni di partito mi è sempre sembrata una cosa così vecchia e già vista. Ma si sa, la politica qui da noi si fa anche così. Poi l'hanno espulso, Pizzarotti. Finalmente, verrebbe da dire: almeno è successo qualcosa. E quando l'hanno espulso si sono rifatti a un regolamento interno che diceva che gli indagati andavano espulsi (anche se qualcuno s'era già salvato, tipo a Livorno). E vabbè. Se c'è scritto nel regolamento non si può mica fare niente, no? E me lo ricordo Pizzarotti che rispondeva ai suoi detrattori dicendo che un avviso di garanzia non poteva essere un giudizio politico. È ingiusto, diceva Pizzarotti. E quegli altri: "indagato!". E via. Ecco ieri sera, prima di addormentarmi, ho pensato a cosa avrà pensato Pizzarotti ora che nel Movimento 5 Stelle qualcuno ha deciso (perché, mi si perdoni, non è politica decidere cosa mettere in votazione sulla piattaforma del movimento? E chi lo decide?) che forse l'avviso di garanzia in effetti non può essere da solo discriminatorio per l'appartenenza al Movimento. E quindi? E tutti i Pizzarotti d'Italia (del M5S o "nemici" del M5S) che si sono presi dei ladri o dei delinquenti per un avviso di garanzia? Che gli si dice? Che si fa? Dico: tutta quella bile versata, a che pro? Buon martedì.

Mi succede di tanto in tanto e ieri sera mi è capitato ancora: a sera tarda dopo avere finito di scrivere e di leggere mi viene da pensare a Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, uno dei primi sindaci del Movimento 5 Stelle quando la compagine grillina era ancora una gioiosa macchina da guerra che poteva permettersi di promettere di non avere i problemi degli altri.

Mi sforzo (socchiudo anche gli occhi quando mi sforzo, come i non più giovani quando giocano a flipper) di ricordarmi perché Pizzarotti sia stato espulso dal M5S. Ricordo quel suo stare nel limbo tra i sospesi come quei compagni di classe al liceo che non sospendevano per non dargli il piacere di poter rimanere a casa e che rimanevano tra la classe, il corridoio e il cesso a vagare senza un posto in cui stare. Me lo ricordo Pizzarotti, la faccia buona e preparata del M5S mentre rilasciava interviste in cui chiedeva di poter parlare con Grillo, Di Maio, Di Battista, con qualcuno. Un politico che si fa intervistare dalla stampa per parlare ai suoi compagni di partito mi è sempre sembrata una cosa così vecchia e già vista. Ma si sa, la politica qui da noi si fa anche così.

Poi l’hanno espulso, Pizzarotti. Finalmente, verrebbe da dire: almeno è successo qualcosa. E quando l’hanno espulso si sono rifatti a un regolamento interno che diceva che gli indagati andavano espulsi (anche se qualcuno s’era già salvato, tipo a Livorno). E vabbè. Se c’è scritto nel regolamento non si può mica fare niente, no? E me lo ricordo Pizzarotti che rispondeva ai suoi detrattori dicendo che un avviso di garanzia non poteva essere un giudizio politico. È ingiusto, diceva Pizzarotti. E quegli altri: “indagato!”. E via.

Ecco ieri sera, prima di addormentarmi, ho pensato a cosa avrà pensato Pizzarotti ora che nel Movimento 5 Stelle qualcuno ha deciso (perché, mi si perdoni, non è politica decidere cosa mettere in votazione sulla piattaforma del movimento? E chi lo decide?) che forse l’avviso di garanzia in effetti non può essere da solo discriminatorio per l’appartenenza al Movimento. E quindi? E tutti i Pizzarotti d’Italia (del M5S o “nemici” del M5S) che si sono presi dei ladri o dei delinquenti per un avviso di garanzia? Che gli si dice? Che si fa? Dico: tutta quella bile versata, a che pro?

Buon martedì.