“Serve un governo che metta al primo posto la scuola. Non solo in termini di danaro – il danaro alla fine conta poco – ma in termini di cura, di attenzione. E poi serve un gran lavoro degli insegnanti, che senza essere santi ed eroi come Mario Lodi o Don Milani, devono fare in modo che gli alunni più bravi servano da sostegno e indirizzo ai meno fortunati” (da un’intervista a Linkiesta, 2016) «Non si è mai riuscita a riformare la scuola perché la classe politica, imprenditoriale ha sempre nutrito una diffidenza verso l’istruzione. Queste classi non amano la crescita del livello d’istruzione. Norvegia e Finlandia erano paesi poveri ma hanno puntato sull’istruzione a partire dalla bellezza degli edifici. Qui gli unici edifici di valore sono quelli di Reggio Emilia e Ferrara».  (da un'intervista a Panorama, 2016) “Purtroppo l’analfabetismo è oggettivamente un instrumentum regni, un mezzo eccellente per attrarre e sedurre molte persone con corbellerie e mistificazioni”. "l problema dunque, pur a diversi livelli di gravità, non è solo italiano. Anche dopo avere acquisito buoni, talora eccellenti livelli di literacy numeracy in età scolastica, in età adulta le intere popolazioni sono esposte al rischio della regressione verso livelli assai bassi di alfabetizzazione a causa di stili di vita che allontanano dalla pratica e dall’interesse per la lettura o la comprensione di cifre, tabelle, percentuali. Ci si chiude nel proprio particolare, si sopravvive più che vivere e le eventuali buone capacità giovanili progressivamente si atrofizzano e, se siamo in queste condizioni, rischiamo di diventare, come diceva Leonardo da Vinci, transiti di cibo più che di conoscenze, idee, sentimenti di partecipazione solidale”. (da un'intervista a La Voce di New York, "Chiesi di lasciare dopo due anni l’assessorato perché mi ero reso conto che non era compatibile col continuare a studiare, prima e dopo del resto sono stato un cane sciolto, fuori dei partiti, anche se come altri ho sperato molto tra gli anni Settanta e Ottanta nel Partito Comunista Italiano. Al ministero dell’istruzione sono stato chiamato come persona che da molti anni si occupava di educazione linguistica e scuola e che si supponeva non fosse sgradito agli insegnanti che si erano vivacemente opposti al precedente ministro. Il mio ruolo? Bene che vada quello del grillo parlante.” (da un'intervista a L'Orientale, 2015) "È del tutto ragionevole non avere più dubbi sul fatto che ci sia una correlazione stretta tra sviluppo dei livelli di istruzione e formazione e crescita del reddito. Anche se forse non abbiamo ancora abbastanza dati analitici come invece abbiamo per il quadro d’insieme. Basti pensare ai risultati dello studio sistematico (ora interamente in rete) condotto su 140 Paesi del mondo da Robert J. Barro e Jong-Wha Lee che, di cinque anni in cinque anni, tra il 1950 e il 2010, hanno analizzato l’andamento delle curve di crescita dell’istruzione, che è salita ovunque, raffrontandole alle curve di crescita dei redditi pro-capite e del Pil. I loro dati non lasciano dubbi: lo sviluppo economico dei Paesi è legato alla crescita dell’istruzione. La correlazione è così stretta da togliere ogni dubbio." (da un'intervista a Il Mulino, 2012)  

“Serve un governo che metta al primo posto la scuola. Non solo in termini di danaro – il danaro alla fine conta poco – ma in termini di cura, di attenzione. E poi serve un gran lavoro degli insegnanti, che senza essere santi ed eroi come Mario Lodi o Don Milani, devono fare in modo che gli alunni più bravi servano da sostegno e indirizzo ai meno fortunati” (da un’intervista a Linkiesta, 2016)

«Non si è mai riuscita a riformare la scuola perché la classe politica, imprenditoriale ha sempre nutrito una diffidenza verso l’istruzione. Queste classi non amano la crescita del livello d’istruzione. Norvegia e Finlandia erano paesi poveri ma hanno puntato sull’istruzione a partire dalla bellezza degli edifici. Qui gli unici edifici di valore sono quelli di Reggio Emilia e Ferrara».  (da un’intervista a Panorama, 2016)

Purtroppo l’analfabetismo è oggettivamente un instrumentum regni, un mezzo eccellente per attrarre e sedurre molte persone con corbellerie e mistificazioni”. “l problema dunque, pur a diversi livelli di gravità, non è solo italiano. Anche dopo avere acquisito buoni, talora eccellenti livelli di literacy numeracy in età scolastica, in età adulta le intere popolazioni sono esposte al rischio della regressione verso livelli assai bassi di alfabetizzazione a causa di stili di vita che allontanano dalla pratica e dall’interesse per la lettura o la comprensione di cifre, tabelle, percentuali. Ci si chiude nel proprio particolare, si sopravvive più che vivere e le eventuali buone capacità giovanili progressivamente si atrofizzano e, se siamo in queste condizioni, rischiamo di diventare, come diceva Leonardo da Vinci, transiti di cibo più che di conoscenze, idee, sentimenti di partecipazione solidale”. (da un’intervista a La Voce di New York,

“Chiesi di lasciare dopo due anni l’assessorato perché mi ero reso conto che non era compatibile col continuare a studiare, prima e dopo del resto sono stato un cane sciolto, fuori dei partiti, anche se come altri ho sperato molto tra gli anni Settanta e Ottanta nel Partito Comunista Italiano. Al ministero dell’istruzione sono stato chiamato come persona che da molti anni si occupava di educazione linguistica e scuola e che si supponeva non fosse sgradito agli insegnanti che si erano vivacemente opposti al precedente ministro. Il mio ruolo? Bene che vada quello del grillo parlante.” (da un’intervista a L’Orientale, 2015)

“È del tutto ragionevole non avere più dubbi sul fatto che ci sia una correlazione stretta tra sviluppo dei livelli di istruzione e formazione e crescita del reddito. Anche se forse non abbiamo ancora abbastanza dati analitici come invece abbiamo per il quadro d’insieme. Basti pensare ai risultati dello studio sistematico (ora interamente in rete) condotto su 140 Paesi del mondo da Robert J. Barro e Jong-Wha Lee che, di cinque anni in cinque anni, tra il 1950 e il 2010, hanno analizzato l’andamento delle curve di crescita dell’istruzione, che è salita ovunque, raffrontandole alle curve di crescita dei redditi pro-capite e del Pil. I loro dati non lasciano dubbi: lo sviluppo economico dei Paesi è legato alla crescita dell’istruzione. La correlazione è così stretta da togliere ogni dubbio.” (da un’intervista a Il Mulino, 2012)

 

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.