Sabato prossimo a Coblenza Alternative fur Deutschland organizza meeting europeo con Le Pen, Salvini e gli altri populisti di destra

Sabato prossimo a Coblenza si incontrano a porte semi chiuse i leader dei gruppi della destra populista europea. Ci saranno Le Pen, Salvini e Frauke Petry, segretaria dell’AfD, il partito che ospita il raduno del gruppo dell’Europa delle Nazioni e della Libertà al Parlamento europeo. L’’alleanza è forte, cresce e progetta il futuro in un anno di elezioni dove – Olanda e Francia – spera di diventare il primo partito. Non sappiamo cosa aspettarci per il futuro e quanto queste forze siano estremiste di destra. I segnali sono contraddittori: Salvini sta accentuando la sua retorica “prima gli italiani” e ha vinto il premio sciacallo del giorno con il tweet qui sotto nel quale mette assieme il terremoto e i migranti, mentre Le Pen cerca di defascistizzarsi (de-diabolisation, la chiamano). Tra gli oggetti più misteriosi ci sono proprio quelli di AfD, che vengono da un Paese dove alcuni temi sono ancora tabù e la storia si insegna per quel che è stata.

 

Per questo stupisce e preoccupa che un leader locale del partito tedesco, Björn Hocke, capo di AfD in Turingia e ala destra e nazionalista del partito, si sia lasciato andare a commenti sulla storia tedesca. In una birreria, poi. Per capirsi, Hocke, nel suo comizio di Dresda ha detto che la Germania deve smetterla di sentirsi colpevole e operare una svolta nel modo di ricordare il periodo nazista davanti a una platea di anziani e giovani del suo partito.

Hocke, ha parlato del monumento all’Olocausto di Berlino, il memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa inaugurato nel 2005 nei pressi del Bundestag, come di «monumento della vergogna» e definito l’idea della storia che sta alla base della coscienza tedesca contemporanea come «un piano di rieducazione cominciato nel 1945 e volto a tagliare le nostre radici…ci sono quasi riusciti…il nostro stato mentale continua ad essere quella di un popolo sconfitto. Noi tedeschi siamo gli unici che hanno costruito un monumento alla vergogna nel cuore della loro capitale».

L’ex insegnante di storia si lamenta del fatto che ai bambini tedeschi non vengano insegnati i grandi successi scientifici del Paese , anche lamentato del fatto che agli scolari tedeschi non vengono insegnati i risultati scientifici e artistici del Paese.

L’AfD ha preso due milioni di voti (7,1%) alle europee del 2014, ma nel Lander dove si è votato nel 2016 (Berlino, Baden Wurttenberg, Meclenburgo-Pomerania, Sassonia e Renania Palatinato) oscilla tra il 12,6% e il 24,4%.

Quanto all’Olocausto, i numeri sono quelli qui sotto, non solo riferiti agli ebrei, ma anche a Rom, polacchi e serbi, omosessuali, piccoli criminali. Numeri che suggeriscono che sì, la Germania fa bene a insegnare la storia come la insegna e che, semmai, Italia, Giappone e molti altri Paesi farebbero bene a imparare dal modo in cui i tedeschi hanno affrontato il loro passato senza giustificarlo. Almeno fino a oggi.


Quanti morti ha fatto l’Olocausto

Ebrei: fino a 6 milioni
Civili dell’Urss: circa 7 milioni (di cui 1,3 civili ebrei inclusi nella cifra di 6 milioni per gli ebrei)
Civili polacchi non ebrei: circa 1,8 milioni
Civili serbi (sul territorio della Croazia, Bosnia ed Erzegovina): 312.000
Persone con disabilità rinchiuse in istituti: fino a 250.000
Rom: 196,000-220,000
Testimoni di Geova: circa 1.900
Piccoli criminali, persone da comportamenti sociali non consoni: almeno 70.000
Omosessuali: centinaia, forse migliaia (ma molti potrebbero essere elencati tra i piccoli criminali e persone da comportamenti sociali non consoni)

Dove sono morti gli ebrei

Complesso di Auschwitz (tra cui Birkenau, Monowitz, e sottocampi): circa 1 milione
Treblinka 2: circa 925.000
Belzec: 434.508
Sobibor: almeno 167.000
Chelmno: 156,000-172,000
Rastrellamenti: almeno 200.000
Morti in altre strutture: almeno 150.000
Operazioni e vagoni con camere a gas nell’Unione Sovietica occupata dai tedeschi: almeno 1,3 milioni
Rastrellamenti in Unione Sovietica (tedeschi, austriaci, ebrei cechi deportati): circa 55.000
Uccisi o torturati a morte in Croazia sotto il regime Ustascia: 23,000-25,000
Morti nei ghetti: almeno 800.000