Va rilanciato l'appello che Fabiano Antoniani, trentanovenne tetraplegico e cieco, rivolge a Mattarella chiedendo di sollecitare il parlamento sul fine vita. Ma di leggi civili da approvare ce ne sarebbero varie. E questa legislatura difficilmente sarà quella buona

Bisogna ringraziarlo Fabiano Antoniani, trentanovenne che dal 2014, in seguito a un incidente automobilistico, è tetraplegico e cieco. Bisogna dirgli grazie per aver preso in prestito la voce della sua compagna e aver registrato un messaggio diretto a Sergio Mattarella, chiedendo al presidente della Repubblica di sollecitare il parlamento su una legge sull’eutanasia.

Va ringraziato perché è una battaglia giusta, per noi di Left, quella di Antoniani – o meglio di Dj Fabo, come si racconta nel video – ma anche perché ci dà l’occasione di fare il punto e notare che insieme alla legge sul fine vita (che, peraltro, non è affatto detto sarebbe la legge auspicata dall’associazione Coscioni) in Italia di leggi “civili” ne mancano moltissime e di ragioni per sperare che qualcosa cambi rapidamente non ce ne sono poi molte. Anzi. È ottimista, si può dire, Marco Cappato.

Il prossimo 30 gennaio, infatti, la Camera discuterà il testo di legge sul testamento biologico, a tre anni dal deposito della proposta di legge di iniziativa popolare Eutanasia Legale da parte dell’Associazione Luca Coscioni. Ma non bisogna illudersi. Questo Parlamento – e soprattutto questa maggioranza – sembra volersi accontentare delle Unioni civili: di più o altro non si farà. Bastano le unioni civili, monche come sono arrivate al traguardo; bastano le unioni (benedette, per carità) perfette per la campagna elettorale che verrà, già trascinate persino in quella referendaria («se non ci fosse stato il Senato avremmo avuto la stepchild», hanno detto dal Pd, dimenticando che le resistenze erano nello stesso Pd), e citate non per nulla da Matteo Renzi anche nell’ultima intervista a Repubblica, rivendicate in continuazione dai dem.

Che sorvolano, però, ad esempio, sulla promessa fatta proprio nei giorni dell’approvazione della legge sulle unioni, quando si diceva che si sarebbe messo mano alla legge sulle adozioni, in tempi brevi, introducendo quella per single, se non proprio (sia mai) direttamente lì quella per le coppie omogenitoriali.

È un esempio, una legge che non c’è e che, probabilmente, ancora per questa legislatura, almeno, non ci sarà. Ma l’elenco è lungo, con proposte di legge depositate, incardinate ma ferme in una commissione o imboscate da qualche parte a Montecitorio o al Senato.

Sono leggi piccole e grandi. Spesso senza particolari costi, altre volte avrebbero addirittura un ritorno immediato. Su Left avremo modo di fare un punto approfondito ma, per dire, dal Senato ci dicono che difficilmente si approverà la legge sul cognome materno – tra quelle a costo zero – che era stata approvata dalla Camera e data (dai giornali e dai dem, sull’entusiasmo) per fatta. Restando in tema di genitori, molto ancora ci sarebbe da fare sui congedi di paternità, come noto (ve lo abbiamo raccontato nel numero del 17 dicembre). La deputata del Pd Titti Di Salvo (che con un suo emendamento ha rifinanziato i due giorni per ora previsti, aumentandoli a quattro nel 2018) ci dice però che è stato già fin troppo complicato trovare quei soldi, e che sarà semmai il prossimo parlamento a riprendere la proposta di legge (10 giorni di congedo di paternità) depositata da lei alla Camera e da Valeria Fedeli al Senato.

Di conquiste civili ce ne sarebbero da fare sui più disparati temi – solo che non tutti, ovviamente, le ritengono conquiste. È il caso dell’eutanasia ma anche del codice identificativo per le forze dell’ordine. Ci sarebbe da mandare definitivamente in pensione la legge 40, riformata dalla Corte costituzionale e dai tribunali ma ancora lì, con tutte le sue limitazioni sulla fecondazione assistita e sul destino degli embrioni (che non possono andare, se inutilizzati, ad esempio, alla ricerca). Nei nuovi Lea c’è la fecondazione eterologa, ma non si è poi trovato (né cercato) il modo di incentivare la donazione degli ovuli.

Di gestazione per altri (la maternità surrogata), poi, non ne parliamo nemmeno. Questa legislatura non sarà quella buona per la cannabis legale (nonostante una proposta presentata da un foltissimo intergruppo), d’altronde, quindi figurarsi.

Sono nato a Roma, il 23 febbraio 1988. Vorrei vivere in Umbria, ma temo dovrò attendere la pensione. Nell'attesa mi sposto in bicicletta e indosso prevalentemente cravatte cucite da me. Per lavoro scrivo, soprattutto di politica (all'inizio inizio per il Riformista e gli Altri, poi per Pubblico, infine per l'Espresso e per Left) e quando capita di cultura. Ho anche fatto un po' di radio e di televisione. Per Castelvecchi ho scritto un libro, con il collega Matteo Marchetti, su Enrico Letta, lo zio Gianni e le larghe intese (anzi, "Le potenti intese", come avevamo azzardato nel titolo): per questo lavoro non siamo mai stati pagati, nonostante il contratto dicesse il contrario.