Nel disegno del sistema scolastico a regime ritroviamo il principio del comando non democratico che già abbiamo visto nello stravolgimento del sistema parlamentare ed elettorale.
Assistiamo al generalizzarsi di uno scontro che ha al centro il caso della Grecia. Tsipras accusa Portogallo e Spagna di mancata alleanza in Europa. Mariano Rajoy reagisce con grande violenza per la paura dell’avanzata di Podemos. In Europa si vive come in un condominio.
Non serve uno Tsipras italiano, è sbagliato inseguire una storia diversa dalla propria: lo ha scritto un ventenne, Andreas Iacarella, nella lettera pubblicata su Left sabato scorso: una lettera molto bella. Se Vittorio Foa fosse ancora tra noi riconoscerebbe qualcosa di suo nell’invito a capire, a studiare, a riprendere tempo nei momenti della sconfitta, a studiare di nuovo la mossa del cavallo.
Oggi, se l’Europa ridiventasse finalmente una realtà politica e non solo bancaria, potrebbe essere arrivato il momento di dichiarare che non abbiamo bisogno di crociate, perché la guerra al terrorismo si combatte con gli strumenti della cultura e della libertà: per tutti, anche per gli islamici che sono tra noi.
Oltre ai crolli di Pompei e alle devastazioni del clima, il 2014 ha portato la riforma Franceschini. Riforma, parola abusata da una politica che assomiglia al dantesco rigirarsi senza requie del malato per “fare scherma” al suo dolore.
Grazie all’opera tenace della sorella di Stefano, grazie a tutta la famiglia del giovane geometra ucciso da chi doveva averne cura, una tragedia privata è diventata una questione pubblica. Non si è più disposti a tollerare una sentenza di assoluzione per “insufficienza di prove”.